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L'investigatrice Zara di Enrico Pandiani ha conquistato Banari

mercoledì scorso la tappa del festival Èntula nella biblioteca "Barore Sassu"

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BANARI. Mercoledì pomeriggio ha avuto luogo la tappa banarese del festival letterario diffuso “Èntula”, organizzato dall'associazione “Lìberos” e da diversi partner tra i quali gli Enti locali via via coinvolti (in questo caso l'amministrazione comunale e l'Unione dei comuni). Nella biblioteca comunale “Barore Sassu”, si è tenuta la presentazione del libro di Enrico Pandiani "Più sporco della neve”. L'incontro è stato introdotto da Antonio Carboni, assessore comunale della Cultura e, oltre all'autore, vi ha preso parte Cristina Stocchino che ha guidato la conversazione tra alcune sue riflessioni nate dalla lettura del libro e alcune letture dello stesso. “Più sporco della neve” è un romanzo incentrato sulla figura di Zara Bosdaves, «un personaggio femminile ben descritto – come sostenuto da Stocchino –, una bella donna con i suoi difetti, i suoi malumori e i suoi amori». Zara è una donna d'azione che, dopo un matrimonio sbagliato e il suo lavoro in questura a Vicenza, trova l'uomo giusto, François, trasferendosi a Torino per svolgere l'attività di investigatrice privata. «Zara – così l'autore Piandani – è nata quasi per caso comparendo per la prima volta in un libro su una distilleria del Veneto. Ma poi Rizzoli mi ha detto che avrei dovuto farne una serie intorno a questo personaggio». Per l'autore «Zara non è la mia donna ideale, ma con le sue difficoltà e le sue debolezze penso rappresenti la mia visione dell'universo femminile». Affrontate anche le vicissitudini legate al rapporto conflittuale con il padre a seguito della morte della madre, il modo attraverso il quale Piandani descrive i personaggi secondari «in maniera incisiva», ma anche la scoperta dei luoghi attraverso «gli occhi dei personaggi». «Nei miei libri – ha concluso Piandani – non c'è mai l'angelo o il diavolo. I cattivi dei miei romanzi sono come noi con un contesto di vita differente e anche in loro esiste un fondo d'umanità».

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