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Coldiretti: "Le aziende agricole sarde rischiano di perdere milioni di premi comunitari"

Lettera dell'associazione ai consiglieri regionali e parlamentari sardi per fare fronte comune

A cura della redazione de LaBarbagia.net
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“Le aziende agricole sarde rischiano di perdere diversi milioni di euro”. L’allarme è stato lanciato questa mattina a Nuoro nel corso di una conferenza stampa dai vertici della Coldiretti Battista Cualbu e Luca Saba, rispettivamente presidente e direttore regionale.

Il rischio è concreto e ci sono già le prime avvisaglie con il blocco di quasi 5 mila domande del PSR e PAC.

Il motivo è il refresh, nome che purtroppo sta diventando un incubo nel mondo delle campagne. Per farla breve. L’Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, ha una banca dati grafica, in pratica si tratta di foto aeree di tutto il territorio regionale, in cui si distinguono le superfici agricole (cioè quelle eleggibili a Sau, superfici agricole utili) che usufruiscono dei contributi europei, e le superfici non agricole che invece non hanno diritto a contributi.

Le superfici inoltre sono identificate con dei codici di pascolamento, cioè dei codici di utilizzo del suolo. Per esempio il 659 identifica il pascolo cespugliato con 20% di tare. Cosa significa? Che di 100 ettari di terreno identificato come pascolo cespugliato, 80 ettari sono superfici agricola utile (SAU), dunque usufruiscono dei premi comunitari, 20 no perché tare.

Cosa è successo? Perché il nuovo aggiornamento fa perdere alla Sardegna diversi milioni di euro?

Perché l’Unione Europea ha dato delle interpretazioni restrittive che penalizzano proprio le superfici come la Sardegna caratterizzate dalla macchia mediterranea.

Il bosco adesso non beneficia più dei premi. E già questo ci penalizza. Inoltre proprio il bosco ha aumentato tantissimo le superfici (sempre secondo i rilevamenti Agea), addirittura di 274.442 Ha rispetto al 2010, passando da 291.152 Ha  a 565.594 Ha. Così come è aumentata la tara (3.537) e le aree non coltivabili  (36.309). Diminuiscono invece le superfici seminabili (16.332), e il pascolo con tare 20 percento (206.898 Ha) e 50 percento (98.367 Ha).

Questo perché la classificazione è stata realizzata tramite foto aeree e non sul campo, secondo criteri stabiliti dall’Unione europea, in modo uguale per tutti gli Stati membri, non tenendo conto delle specificità del territorio. Fatto che incide non poco nell’economia delle aziende agricole che cosi perderebbero milioni di euro.

E come se non bastasse, oltre alla perdita dei contributi, si profila per diversi imprenditori agricoli anche la beffa di dover restituire premi già ricevuti e dover pagare delle sanzioni in quanto il progetto refresh è retroattivo. Saranno sanzionati dallo stesso ente che ha dettato le regole e che a partita in corso ha deciso di cambiarle.

“L’Agea non ha rispettato gli impegni – ha detto Giuseppe Cadau di Agea Sardegna durante la conferenza stampa -. Si era detto che avrebbero preso per buoni i controlli a campione che ogni anno si fanno sul 5 per cento delle aziende invece si sono basati solo sulle fotoaeree”.

“E infatti non sono una foto reale del territorio – ha detto Battista Cualbu – perchè escludono non solo il tronco dell’albero ma anche il pascolo sotto la chioma. Sappiamo tutti, e gli studi scientifici ce lo confermano, che il pascolo sottobosco ha un valore anche superiore rispetto all’altro”.

La soluzione individuata da Coldiretti l’ha spiegata il direttore Luca Saba. “C’è un articolo del regolamento UE 1307 del 17 dicembre 2013, sulle norme per i pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola, che va a nostro favore. Nell’articolo 4, infatti, si dice che gli Stati membri – ha continuato Saba ripetendo quanto scritto nel regolamento -  ‘possono decidere che debbano essere considerate prato permanente, i terreni pascolabili che rientrano nell'ambito delle pratiche locali tradizionali, qualora nelle superfici di pascolo non siano tradizionalmente predominanti erba e altre piante erbacee da foraggio’. Insomma – ha sintetizzato – l’Italia, basandosi proprio sulle nostre specificità, può riconoscere il bosco della Sardegna pascolabile”.

Per fare questo, ha ripreso la parola Battista Cualbu, “è necessario fare fronte comune. I consiglieri regionali e i parlamentari sardi devono fare lobby per far riconoscere le nostre peculiarità e specificità risolvendo la questione una volta per tutte”.

Proprio per questo oggi la Coldiretti ha inviato una lettera ai 60 consiglieri, ai deputati e ai senatori sardi.

“E’ intollerabile il fatto che si impongano norme uguali per tuti gli stati membri” ha poi commentato il presidente della Federazione provinciale di Cagliari Coldiretti Efisio Perra. Dello stesso tenore le argomentazioni del presidente della Provincia di Nuoro Simone Cualbu: “una linea, questa della classificazione dei suoli, in controtendenza alla filosofia europea che si basa proprio sulla tutela ambientale e sull’agricoltura estensiva”.

“Le conseguenze di queste decisioni – ha poi detto Fabrizio Mureddu di Fonni che conduce un’azienda agricola a Macomer – è che i pastori abbandonino i boschi oppure si incentivi il taglio indiscriminato degli alberi, anche se ciò è lontano dalla cultura pastorale”.

Qui trovi il comunicato della Coldiretti con tutti i dati.

Qui la lettera inviata ai Consiglieri regionali e ai Parlamentari sardi.

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