Giave. Come già preannunciato nei giorni scorsi, proseguono le iniziative in favore della riapertura della stazione. Ma stavolta i protagonisti non sono stati solo i sindaci dell’Unione dei Comuni del Meilogu, che già da tempo chiedono che vengano riattivate le fermate, ma anche i bambini del paese. Accompagnati dalla bibliotecaria Monica Faedda e dai primi cittadini, nella giornata di venerdì 16 dicembre, nel piazzale antistante il caseggiato, i ragazzi delle scuole hanno fatto sentire la loro voce. I cartelli esposti e i loro cori avevano un solo comune denominatore: “La riapertura della stazione”. Un’agguerrita Maria Antonietta Uras ha sottolineato come i primi sindaci siano «stanchi di dire a questa regione sorda che sta lasciando un territorio di 25mila abitanti senza le ferrovie e poi si parla di spopolamento. Vogliamo azioni concrete, basta con queste vuote riunioni senza significato. Che ci riaprano la ferrovia. È ora di finirla». Sulla stessa lunghezza d’onda alcuni dei sindaci presenti: Roberto Marras (Bessude) «concordo in pieno con la sindaca di Giave. Si è detto poco e fatto niente». Giovanni Uras rimarca come questa «sia l’ennesima dimostrazione dello stato d’abbandono in cui ci ha lasciato la Regione.». Per Silvano Arru (Borutta) «senza una seria politica dei trasporti non si può certamente dire che ci possa essere valida lotta contro lo spopolamento. È impensabile che il Meilogu voglia puntare sul turismo come risorsa addirittura primaria se poi non c’è una seria politica dei trasporti alle spalle«. Nicola Saba (consigliere con delega all’agricoltura del Comune di Cossoine) esprime la vicinanza del paese a questa battaglia mentre Filippo Cadau (consigliere del Comune di Cossoine) denuncia come a Cossoine «ci siano dei problemi con degli studenti di Cagliari i cui genitori sono costretti a portarli a Macomer a prendere il treno e recarsi lì anche per riportarli in paese. Questo è un disagio non indifferente. Con queste proteste speriamo di riuscire a convincere le ferrovie italiane a riaprire questa stazione perché il Meilogu ne ha proprio bisogno».