A Padria “Invisibile” di Gianluca Vassallo

il 6 e il 7 50 gigantografie per Monumenti Aperti

Antonio Caria
03/05/2017
Attualità
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Padria. In occasione della quarta edizione di Monumenti Aperti, in programma sabato 6 e domenica 7 maggio, lo spazio urbano del paese sarà “Invisibile”, un’installazione di arte pubblica composta da 50 gigantografie e curata da Gianluca Vassallo. Le 50 immagini (alcune inedite) sono estratte da “La Città Invisibile”, una mostra promossa dalla Fondazione di Sardegna nell’ambito della piattaforma AR/S e parte del progetto di ricerca visivo-scientifica del collettivo “Sardach”. Nata per volontà del sindaco Antonio Sale, il progetto ha l’intento di «rovesciare il paradigma proprio dell’iniziativa Monumenti Aperti cancellando l’architettura ponendo le donne e gli uomini che vivono nei paesi a rischio spopolamento a frapporsi tra lo sguardo e la lettura del paesaggio urbano. Le comunità, insomma, fatte monumento». Durante il controllo quotidiano della posta elettronica, il primo cittadino si soffermò su un documento che lo informava della volontà della Fondazione di Sardegna di promuovere una pubblicazione di un gruppo di professionisti riguardo lo spopolamento in Sardegna «affidando inoltre un lavoro fotografico da fare presso i Comuni a rischio “estinzione” fra cui, ahimè, il mio. Pensai subito: saranno i soliti esperti osservatori esterni che verranno a certificare la nostra inesorabile decadenza e a documentarla prima dell’estinzione. Senza dare troppo peso alla cosa passai oltre». Nei giorni successivi, Sale ricevette una nuova e-mail con la locandina dell’evento e una telefonata da uno degli organizzatori che gli spiegò l’iniziativa. Una mattina di agosto, il primo cittadino incontrò Gianluca Vassallo che girava per il paese con la sua macchina fotografica. «Il suo sguardo è attento, penetrante, mi racconta il suo progetto, l'opera che intende realizzare. Girando per paese - così Sale - è attento principalmente ai bambini ed agli anziani, parla, comunica con loro, si sofferma più a parlare che a fotografare, parla e ascolta, parla ed ascolta mettendosi di lato, al nostro fianco, la diffidenza verso chi arriva da fuori si dissolve, subentra la curiosità, la voglia di capire, capire come ci vedono occhi esterni, la curiosità di cosa si vuol fare, che diventa stupore a pomeriggio inoltrato, quando le pareti di uno scorcio di paese prendono vita, con i volti di noi, e viene spiegato uno sguardo, un punto di vista, uno sguardo che diventa riflessione, diventa speranza». A metà dicembre, in occasione della presentazione del volume SPOP che fa parte del progetto, il sindaco ha avuto modo di visitare la mostra con le foto di Vassallo attraverso le comunità cosiddette “in via di estinzione”. Al dibattito sono intervenuti anche i sindaci che hanno raccontato il loro vivere quotidiano all’interno della comunità, delle idee e delle aspettative. Seguiti anche altri incontri su questo tema. «Mi riconosco - ha concluso il sindaco - nella paesitudine di Emiliano Deiana, nella rivoluzione contemporanea del togliere più che aggiungere, nella poesia dei paesi di Franco Arminio. Cresce fra tanti amministratori la consapevolezza che le soluzioni devono nascere fra la nostra gente, certo, dobbiamo batterci per politiche mirate, ma dobbiamo stimolare quel sogno collettivo che proietti le nostre comunità nei prossimi decenni,non esiste la soluzione adatta a tutti i territori, ma ciascuno deve interrogarsi e sperimentare soluzioni per mantenerci vivi e vedere una prospettiva». L’intento dell’amministrazione comunale è quello di mantenere viva l’attenzione su questo grave problema. Vassallo, che vive e lavora a San Teodoro, ha l’abitudine di esprimersi con l’ausilio dei video, dei suoni, della fotografia e delle installazioni con un’attenzione particolare all’aspetto relazionale e di processo. Come da lui stesso dichiarato «in quest’ottica i processi artistici, quelli che io amo di più, devono farsi attivatori di processi di consapevolezza. Specchio, potenziato e poetizzato, del reale. Paradossalmente devono svelare quanto già visibile, dare forza alle domande eluse, centrali, più che porne di nuove, perché queste hanno senso quando il sospeso è chiarito e gli occhi volgono al cambiamento come prassi che non si esaurisce». “Invisibile” non vuole essere solo una semplice mostra ma un gesto politico «che  prova a trasformare la città in uno specchio ineludibile, in cui le rughe si vedono tutte ma, tutto, si vede anche il cuore». 

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