Padria. Sì è chiusa anche la quarta partecipazione a “Monumenti Aperti”. Sabato 6 e domenica 7 maggio i numerosi turisti, provenienti anche da altre parti dell’isola, hanno avuto modo di visitare gli 11 siti, sotto l’attenta guida dei ragazzi.
Un salto all’indietro nel tempo a partire dal Nuraghe Longu e dal complesso archeologico di Palattu, passando per la Chiese di Santa Giulia, Santa Croce, San Giuseppe, Santa Maria degli Angeli, il convento dei Francescani, fino ad arrivare al granaio e a casa Piras, al parco dei Tre Colli e al museo civico.
Un connubio tra arte e musica. Infatti la visita è stata allietata anche dai canti dei cori “Su Romanesu” di Romana, “Bonu Ighinu” di Mara, “Planu de Murtas” di Pozzomaggiore e “Duennas” di Villanova Monteleone (formazione interamente al femminile), unitamente ai balli del gruppo mini folk “Tradissiones Populares” di Silanus.
Molto apprezzate anche le 50 gigantografie di Gianluca Vassallo, posizionate in varie parti del paese. Un modo come un altro per spiegare “visivamente” la piaga dello spopolamento che sta colpendo alcuni centri della Sardegna.
«Un’identità che troppo spesso viene dimenticata». Con queste parole il sindaco Antonio Sale, alla presenza di Giovanna Scanu (assessora della Cultura), di Lucia Sechi (operatrice dello sportello linguistico) e di Cinzia Fara (bibliotecaria), oltre che dei ragazzi della scuola media di Pozzomaggiore (ringraziati pubblicamente da Scanu), ha inaugurato, nella giornata di sabato 6, il parco dell’identità.
Molto seguite anche le attività collaterali, come l’apertura del vecchio “Bar Amsicora” e le due escursioni organizzate dall’associazione “Archeo Padria” a Badde Nera e a “Su Camminu de S’Aligheresu”. Apprezzate anche l’ esposizione degli argenti (Chiesa di Santa Maria degli Angeli e convento) e le sculture di Pinuccio Sciola (biblioteca comunale). Soddisfatto il primo cittadino: «I siti hanno avuta una media di 500 visitatori».