Il Meilogu nella storia

Meilogu notizie intervista lo storico medievista Giovanni Deriu

Mauro Piredda
04/06/2013
Storia
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Con il lancio del quotidiano online meilogunotizie.net non possiamo fare a meno di mettere ordine nella nostra testa iniziando a capire effettivamente cosa il Meilogu è. Un territorio che ha subito nel tempo diverse variazioni di estensione, ora includendo ora escludendo tutta una serie di territori. E sopratutto un territorio che, pur essendo una sommatoria di particolarità locali, mostra una potenziale volontà ad affrontare compatto le sfide del futuro. Ne parliamo con Giovanni Deriu, bonorvese, storico medievista con all'attivo diverse pubblicazioni (vedi in fondo)

Giovanni, innanzitutto Meilogu e non Mejlogu come da più parti si legge. Perché?

Meilogu, perché indica effettivamente la posizione mediana di questo territorio nei confronti del regno turritano (o Logudoro). Il coronimo "Meilogu” della vecchia curatoria originaria deriva chiaramente dalla locuzione latina "Medius Locus", tramite i termini medioevali "Meiulocu" (sardo dei secoli XI-XIII) e "Mesulogu" (sardo quattrocentesco).

Per quanto qualcuno ritenga, a torto, che faccia più "chic" o più "etnico", scrivere "Mejlogu", tale forma, oltre che a essere ortograficamente scorretta, è anche foneticamente deviante, visto che la "j" logudorese e della LSC ("Limba Sarda Comuna"), non si pronuncia all'italiana, bensì come la medesima lettera francese.

Nel tuo “L'assetto territoriale dell’odierno Meilogu dal Basso Medioevo ai nostri giorni” affronti le evoluzioni territoriali che ci portano fino all'attuale Unione dei comuni comprendente 13 centri. Puoi accompagnare un invito alla lettura del tuo testo facendo una piccola panoramica per i nostri lettori?

Dal Basso Medioevo a oggi ci sono state notevoli modifiche. Dalla seconda metà dell'XI secolo sino alla prima metà del XIV (in epoca giudicale) l'originaria curatoria di Meilogu (con capoluogo Sorres) abbracciò esclusivamente le pertinenze degli odierni cinque comuni di Banari (tranne Santa Maria di Sea o Cea), Siligo, Bonnanaro, Borutta e Torralba (tranne il settore di Santa Maria di Cabuabbas). Essa fu distinta e separata dalla confinante curatoria di Ardara-Oppia, ma dalla seconda metà del XIV secolo furono riunite nell'Incontrada di Ardara e di Meilogu (con capoluogo Ardara), poi denominata unicamente incontrada di Meilogu. Il Meilogu andava quindi ad estendersi anche i comuni di Ardara, Mores e Ittireddu.

Nel 1420 l'Incontrada del Meilogu tornò in mano Aragonese. Infeudata l'anno seguente, fu nuovamente suddivisa nel giro di pochi anni restringendo drasticamente il territorio del Meilogu ai soli comuni di Bonnannaro, Torralba e Borutta. Il riferimento a questi tre centri si mantenne fino alla seconda metà del 900.

Arrivando ai nostri giorni vediamo un “assorbimento” di quei comuni facenti parte della vecchia curatoria di Costa de Addes e dell'Incontrada di Cabuabbas. Dal 1976 al 1993 abbiamo avuto il Comprensorio N. 5 del Logudoro (ufficiosamente chiamato “del Logudoro-Meilogu”) costituito dai quindici comuni di Banari, Siligo, Bonnanaro, Borutta, Torralba, Bessude, Thiesi (capoluogo), Cheremule, Giave, Cossoine, Pozzomaggiore, Padria, Mara, Bonorva e Semestene.

Da quel comprensorio ne fu ricavata (nel 1979 e fino al 2007) l'omonima V Comunità Montana con sede a Bonorva. Tuttavia essa comprendeva solo quei comuni con altitudine media non inferiore ai 450 metri sul livello del mare: inizialmente solo Thiesi, Cheremule, Giave, Cossoine, Pozzomaggiore, Semestene e Bonorva. Bessude venne aggiunto nel 1982.

Dal 2008 abbiamo l'Unione dei comuni del Meilogu con Banari, Bessude, Siligo, Bonnanaro, Torralba, Borutta, Thiesi, Cheremule, Giave, Cossoine, Bonorva, Semestene e Pozzomaggiore. Mara e Padria hanno invece deciso di aderire all'Unione dei Comuni del Villanova insieme a Villanova Monteleone, Monteleone Rocca Doria e Romana

Nei tuoi lavori parli di centri abitati del Meilogu da tempo scomparsi. Quali sono?

I centri scomparsi sono tanti. Per quanto riguarda le curatorie di Meilogu e Costa de Addes ne parlo nel Tomo I del libro “Meilogu”, edito da Documenta e scritto con Salvatore Chessa, attraverso alcune tavole. Nella tavola 9 facciamo il seguente elenco:

  1. Sea o Cea (villa e monastero: prima Figulinas e poi Meilogu)
  2. San Lorenzo di Banari
  3. San Michele di Banari
  4. Ruta o Ruda (San Bartolomeo o Santu Ortòlu)
  5. San Pietro Basso (Santu Pedru de Sas Cattigheras)
  6. Cherchedu o Borgo San Nicolò
  7. Siligo Antica (Santa Maria de Banzos)
  8. Càpula (castello e borgo)
  9. San Felice (Santu Filighe)
  10. Villanova Montesanto
  11. Sant’Elia di Montesanto (castello e monastero)
  12. Sant’Eliseo di Montesanto (agro di Mores)
  13. Sistèri (postmedievale)
  14. Bonossa (anteriore al Basso Medioevo)
  15. Nieddu o Bonnanaro Nieddu
  16. Santa Barbara
  17. Santa Maria Iscalas
  18. Bonnanaro Antica o Bonnanaro Grande (San Pietro)
  19. Frida (epoca non appurata)
  20. Malis-Sas Turres (premedievale)
  21. San Pietro (Santu Pedru de Funtana Maiore)
  22. Santa Caterina (Santa Caderina de Sa Costa)
  23. Santa Vittoria
  24. San Michele (Santu Miali)
  25. Sorres (“città” vescovile e bastida aragonese: capoluogo originario della curatoria di Meilogu)
  26. San Michele (Santu Miali: agiotoponimo non meglio identificato)
  27. Torralba Antica (Sant’Andrea)
  28. Santa Maria di Torralba
  29. Palapuddighina (epoca non appurata)
  30. Spirito Santo (Aidu de Turdu: per ipotesi di lavoro)
  31. Tailos (prima Cabuabbas e poi Meilogu)
  32. San Giorgio (prima Cabuabbas e poi Meilogu)
  33. Cabuabbas (capoluogo originario della curatoria omonima: prima Cabuabbas e poi Meilogu)

Nell'ebook “Meilogu” riprendo l'argomento rettificando la posizione della “villa” di Ruta o Ruda.

Quali sono state le ragioni della loro decadenza?

Nel corso dei secoli XI-XIII nel Meilogu (ma anche in tutta la Sardegna e nel resto dell'Europa occidentale) ci fu un grande movimento di estensione delle terre coltivate (disboscamento e dissodamento) che ebbe come conseguenza il moltiplicarsi di villaggi, sebbene piccoli o piccolissimi, visto che gli agricoltori preferivano abitare presso le terre in cui lavoravano. Il movimento fu favorito, in gran parte, dalla coeva colonizzazione effettuata dagli ordini monastici benedettini, soprattutto cassinesi e camaldolesi, ivi attirati, in quanto esperti in agricoltura, dai sovrani logudoresi e dai "maiorales" locali. Tale movimento si esaurì già nella seconda metà del Duecento: crisi agricola in generale e degli ordini benedettini in particolare.

L'affrancamento della manodopera servile, per esempio, determinò l'abbandono delle aziende o "domos" monastiche, vere e proprie borgate rurali, seppure a carattere privato, in favore delle "ville" ("biddas"), che erano le entità basilari sarde a carattere pubblico.

Ognuno dei quattro "giudicati" isolani si divideva, infatti, in distretti detti "curatorie", i quali erano composti da un numero variabile di "ville". All'interno del territorio della "villa", inoltre, potevano coesistere vari nuclei abitati: la "villa" vera e propria" (nel senso architettonico del termine), le "domos" o borgate a carattere privato, come pure le "domestigas" o fattorie isolate monofamilari.

Peggiorarono la situazione le calamità naturali e umane del XIV secolo: pestilenze, carestie, guerre fra i Doria, gli invasori catalano-aragonesi e gli Arborensi (non ultima la posizione di insicurezza della maggior parte dei centri agricoli che furono abbandonati a favore di quelli che ci sono giunti, meno esposti). Alla fine del Quattrocento, in un territorio diventato più pastorale, e che necessitava di grandi spazi non frantumati da piccoli villaggi, sussistevano soltanto i 15 centri del futuro Comprensorio N. 5 di Thiesi, Terchiddo, Rebeccu e Villanova Montesanto.

Fonti scritte e fonti orali. Quanto hanno influito nelle tue ricerche?

Pur avendo tenuto conto delle "letteratura" in merito, abbiamo preferito basare le nostre ricerche sulle "fonti scritte" (testimonianze del tempo), che ci hanno permesso di ottenere dei risultati spesso ancora inediti, e sulle conseguenti "esplorazioni sul campo".

Le "fonti orali" sono state ugualmente importanti, posto che, se bene interpretate, potevano supplire alle carenze o alle lacune delle fonti scritte. Per esempio: la leggendaria grande "città romana" di Truddas (Semestene), composta da ben "sette quartieri senza soluzione di continuità, ancorché esagerata, può corrispondere alla storica "scolca" medioevale di Semestene, la quale comprendeva invero ben sette centri abitati, quantunque tutti minuscoli e separati da una soluzione di continuità...

Concludiamo con l'attualità. La difesa dei servizi messi sempre più a repentaglio dalle politiche di austerity può essere quell'elemento che unisce i destini delle diverse comunità del Meilogu?

l'Unione potrebbe ancora avere un significato, in considerazione delle potenziali e complementari risorse agricole, pastorali, archeologico-turistiche in una zona abbastanza omogenea, a patto che si abbandonino definitivamente alcuni residui di un vecchio campanilismo che non aiuta.

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