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Nello “scrigno” del Meilogu: Banari incontra lo scrittore Marcello Fois

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«Banari è uno “scrigno". Il vuoto culturale che c’è in Sardegna è oggi colmato dall’interesse dei piccoli paesi, come il vostro». Così il giornalista Giacomo Mameli, ha aperto ieri l’incontro con uno degli autori che meglio rappresentano la Sardegna nel mondo: Marcello Fois.
L’appuntamento si inseriva all’interno del programma della Fiera d’arte del piccolo formato, quest’anno alla sua seconda edizione. Nella piazza San Lorenzo, mentre un sole silenzioso portava a termine il suo compito giornaliero, Giacomo Mameli introduceva lo scrittore e sceneggiatore Marcello Fois, leggendo alcuni versi inediti dedicati ad uno dei quadri dell’artista Giuseppe Carta le cui opere sono in mostra dal 1° agosto presso Palazzo Tonca.
Numerosi sono stati gli spunti di riflessione: dal compito che un grande scrittore dovrebbe ricoprire oggi, ovvero saper fornire un altro punto di vista; intorno a questa figura vi è ancora oggi molta retorica, e alcuni continuano a non considerarlo un vero mestiere.
Impossibile non ricordare i fatti drammatici accaduti durante la settimana: l’uccisione in Iraq del giornalista americano, James Foley; le guerre in Oriente; le tragiche morti durante le traversate del mar Mediterraneo; il Qatar, i cui ricchi esponenti continuano a rafforzare la loro presenza nell’Isola e che secondo alcune fonti è tra gli stati maggiori finanziatori della guerra in medio oriente.
I sardi, secondo Fois sono quelli che meglio conoscono queste situazioni e meccanismi. Basti pensare al contributo di vite umane versato dalla Sardegna durante la prima guerra mondiale, a quanto sia diventato complicato spostarsi dall’isola, per gli stessi residenti. Eppure i sardi oggi, secondo lo scrittore, soffrono della “sindrome dello scampato”, dunque come possono occuparsi della questione dei migranti che annegano nel mediterraneo? La Sardegna, con il suo vasto territorio e con una buona amministrazione potrebbe fare molto per risolvere questa questione.
Nel corso dell’incontro è stato ribadito più volte il concetto del “senso di se”, che i sardi dovrebbero custodire e coltivare ogni giorno. «I sardi - nelle parole di Fois - sono gli unici ad avere una competenza umana dell’arcaico e del contemporaneo estremo, sono passati dal non avere il bagno in casa ad internet. Oggi si riscoprono i valori della lingua madre, che per 30 anni sono stati considerati dei disvalori. Con il tempo i sardi si sono abituati ad essere assistiti. Hanno sempre avuto coscienza dei loro diritti ma non dei loro doveri e su ciò è necessario fare un autoanalisi». Qui entra in gioco il ruolo dell’intellettuale il quale «deve esercitare la sua sardità ovunque» e non deve adattarsi e attirare solo l’attenzione del politico del momento. Secondo lo scrittore nuorese «gli intellettuali devono più alla Sardegna di quanto la Sardegna debba agli intellettuali. La mia specialità dipende dalla mia sardità. Sono indiscutibilmente sardo, non posso non esserlo». Durante il dibattito sono emerse le contraddizioni che i sardi vivono ogni giorno. La Sardegna è una terra dove le chiese storiche vengono abbattute per costruirvi saloni parrocchiali e campetti da calcio; è filiera agro-alimentare che importa i beni di prima necessita dall’estero, che non pesca nel suo mare. «Quo vadis Sardinia?», si chiede Giacomo Mameli in conclusione sostenendo anche che «è importante per Banari tenere insieme questo salotto che ragiona e che si fa domande, ma che non attende risposte».
L’incontro si è concluso con la lettura di alcuni versi di Marcello Fois dedicati sempre ad un quadro di Giuseppe Carta e che fanno parte della raccolta di racconti dedicata all’opere dell’artista banarese.

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