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Da Elmas a Borutta e Torralba con la lingua sarda

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Quello che segue è il resoconto della trasferta nel Meilogu che ha visto coinvolti i ragazzi delle elementari di Elmas che hanno partecipato al concorso bandito dall'Associazione Àndala noa "Una die in iscola...istoria de istudentes". Qui la traduzione in sardo. Buona lettura!


Siamo partiti alle 7:30 e il viaggio è durato circa tre ore. Appena arrivati abbiamo visto un bellissimo panorama verde con tanti murales nelle case. Dopo ci siamo diretti verso la scuola elementare di Borutta e siamo stati accolti molto gentilmente con una merenda a base di crostata, ciambelline e succhi di frutta. Dopo abbiamo partecipato a un laboratorio in lingua sarda e modellato con la plastilina dei galli e delle galline (i galli arancioni e le galline bianche). È stato un po' difficile, ma divertente.
Dopo aver terminato le gallinelle sono arrivate due classi per la premiazione. Noi con il nostro testo "Is maistras" siamo arrivati terzi, mentre la classe quinta di Sassari è arrivata prima e la classe quarta di Borutta seconda; ogni classe ha letto il proprio testo: uno più bello dell'altro. Poi ci hanno offerto uno spuntino: tramezzini e pizzette ripiene di wurstel e olive.
Dopo il pranzo ci siamo recati al Monastero di San Pietro di Sorres che si trova vicino al paese ed è circondato dal verde. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla bellezza del luogo! Siamo entrati a gruppi di cinque all’interno della chiesa costruita in pietra bianca e nera, e c’era un po' di buio.
Dopo aver preso i biglietti ci siamo recati con la guida, al nuraghe che si trova a Torralba e anche lì c’era un panorama affascinante. Il nuraghe ci ha fatto pensare ai nostri antenati che vivevano in queste meravigliose costruzioni; sono veramente imponenti, belli e interessanti. Il territorio di Torralba è ricco di testimonianze archeologiche, tombe di giganti e monumenti di epoca prenuragica e storica. Fuori dal nuraghe sono costruite, approssimativamente, dieci capanne circolari. Sopra le capanne del villaggio nuragico si elevano edifici dell’età romana costruiti con malta di cemento e un procedimento lineare. Il nuraghe Santu Antine è uno dei più grandi nuraghi completi della Sardegna; è costituito da tre torri che comunicano attraverso una parete con la forma triangolare che ruota attorno alla torre centrale.
Come altri edifici dello stesso tipo, il nuraghe fu costruito seguendo un disegno unitario alla fine del XVI secolo a.C.
Nel nuraghe, a partire dal ‘700, si sono effettuati diversi scavi.
Arrivati nel cortile la guida ci ha spiegato che il nuraghe prima di tutto non era un campo militare e che ha perso una parte a causa del tempo, inoltre ha detto che misurava 25-26 metri, mentre adesso misura 18-19 metri. Quando i Romani arrivarono presero le pietre già pronte per faticare meno e costruire più velocemente altre opere.
Il nuraghe era stato costruito in una posizione strategica, perché sotto il terreno c'erano delle falde acquifere che erano collegate a pozzi che servivano come riserve d'acqua, nei periodi di siccità. Poi siamo andati nella prima torre dove prima c’era una scala di legno che portava fino a su, se non ci fossero state luci saremmo stati al buio. Lì il tetto era originale, le pietre erano messe in modo tale che la volta si chiudeva con un'unica pietra. Poi siamo saliti sulla torre centrale e la guida ha detto che per la costruzione dei cestini che venivano utilizzati per trasportare le merci, serviva la mano esperta di un artigiano. Terminata la costruzione dei nuraghi gli artigiani si dedicavano alla creazione dei bronzetti (il bronzo era una lega di stagno e rame). I bronzetti venivano realizzati in questo modo: all’inizio si lavorava la pietra per poter avere la forma dell’oggetto, poi dentro mettevano il bronzo fuso, dopo aspettavano che si asciugasse e quando era diventato solido rompevano la pietra e il bronzetto era pronto.
Da quella stanza (senza tetto) si vedeva un altro nuraghe: il Nuraghe Oes che sembrava d’oro perché era ricoperto da una vegetazione che gli conferiva quel colore.
Dopo siamo scesi giù e abbiamo preso il gelato e poi siamo partiti.
È stata un’esperienza divertente e istruttiva e ringraziamo le persone che ci hanno permesso di trascorrere una giornata indimenticabile.

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