«I figli di Alcide non sono mai morti», cantano i Gang nella loro "Pianura dei sette fratelli". Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore, amanti della libertà , non esitarono ad impugnare la falce della Resistenza per cancellare dall'Emilia e dalla faccia della terra la peste bruna che, foraggiata dal grande capitale, metteva in ginocchio ormai da anni l'Italia e l'Europa con i suoi deliri marziali e sciovinisti. I figli di Alcide, almeno fisicamente, morirono il 28 dicembre del 1943, anno della battaglia di Stalingrado e del protagonismo operaio nella Torino che faceva rivivere lo spirito del biennio rosso. Eventi di riscossa senza i quali la storia avrebbe preso altre strade. Morirono, incamerando nei loro corpi le pallottole sparate da un pugno di piccoli uomini dopo aver subito inumane torture. Ma il loro sacrificio non fu vano. Di lì a poco la Resistenza, anche in loro nome, vinse.
Mercoledì 16, grazie ad un'iniziativa della sezione locale dell'Anpi, la loro storia sarà raccontata da Adelmo, figlio di Aldo e di Verina Castagnetti. Sarà presentato il suo libro, "Io che conosco il tuo cuore". Appuntamento alle 18.00 presso la Sala Sassu.