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Giammario Senes: migranti tra padroni del mondo e mercanti di morte

Una riflessione del primo cittadino bonorvese

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Ogni giorno le nostre coste sono invase da masse sempre più numerose di disperati che tentano di sfuggire ad un destino di fame, di umiliazioni e di morte. Una parte di opinione pubblica guarda con sempre maggiore fastidio a questo assalto, in tanti si sentono minacciati nelle loro certezze, molti - che appartengono a quella larga fascia di italiani costretti a vivere sotto la soglia di povertà e senza lavoro - li vedono come pericolosi concorrenti nella lotta per ottenere una qualche forma di aiuto dallo Stato.
E' commovente vedere la grande generosità degli abitanti dei luoghi più interessati dagli sbarchi, e sono tantissimi i giovani delle organizzazioni umanitarie e di volontariato impegnati quotidianamente.
E' invece, oramai, irritante ed insopportabile l'ipocrisia ed il cinismo dei governi dei più importanti paesi, dei "padroni del mondo". Le guerre ed i conflitti in corso in tanta parte del pianeta bruciano ogni giorno risorse finanziarie ingenti, portano distruzione e morte, calpestano indecorosamente la dignità di interi popoli.
Un mondo in pace avrebbe risorse sufficienti per debellare la fame, le malattie e l'ignoranza. Il fanatismo religioso, l'odio razziale e gli estremismi nazionalistici hanno una parte determinante nella gran parte dei conflitti dei nostri giorni. Ma l'odio, il fanatismo e l'estremismo sono "quasi spinti" in questa spirale di violenza dagli interessi economici, dalla voglia di profitto e di guadagno di gente che niente ha a che fare con le lotte di religione o di liberazione nazionale.
C'è una fascia di grandi ricchi e potenti nel mondo che "più ci sono guerre" e più ricchi e potenti diventano. Sono quelli che venivano chiamati i "mercanti di morte", sono quelli che diventano ricchi producendo armi sempre più sofisticate e letali, sono quelli che commerciano questi strumenti di morte e distruzione, sono quelli che, con la scusa di aiutare un popolo o uno stato, lo rapinano delle proprie ricchezze e delle proprie risorse, lo costringono ad indebitarsi per poter continuare negli anni a succhiare il sangue di chi è più debole e indifeso.
E c'è un intreccio perverso tra questi "mercanti di morte" e questi "padroni del mondo". Troppi capi di stato sono eletti solo grazie ai finanziamenti dell'industria delle armi, solo grazie al sostegno delle grandi società interessate alle risorse dei "paesi poveri" (per pudore in un periodo non lontano decisero di chiamarli "paesi in via di sviluppo"). Se i più grandi paesi avessero la volontà di mettere fine a questo orrore a cui assistiamo basterebbero pochi anni per aprire una nuova pagina nella storia dell'umanità. USA, Russia e Cina (per la potenza economica e militare che hanno) sarebbero in grado di imporre il "cessate il fuoco" a chiunque, altro che ONU! Ma troppo spesso sono invece proprio loro che garantiscono la fornitura di armi, munizioni e attrezzature di guerra.
Quando i governi tacciono colpevolmente, spetta ai cittadini, ai popoli liberi far sentire la propria voce contro la guerra e le sue atrocità.
Nessuno di noi si senta al sicuro e al riparo: tanto da noi non c'è la guerra.
Non posiamo sentirci estranei, non solo perché è un dovere morale fermare questa spirale di morte e distruzione, ma anche perché sempre più saremo vittime anche noi di un mondo che sarà sempre meno sicuro in tante sue parti (e perderemo la libertà di poterci muovere e viaggiare tranquillamente), perché - quando si diffondono in maniera così grande - l'odio e lo spirito di vendetta colpiscono ovunque e chiunque senza una ragione precisa, perché andranno riducendosi risorse preziose che hanno consentito all'Occidente di crescere e vivere nella modernità e nelle comodità, perché la nostra terra ha già conosciuto il dramma della guerra e ci è bastato così.
Le vittime delle guerre non hanno colore, non hanno religione, non hanno razza. Non ci sono guerre più giuste di altre. Tutte le guerre uccidono, anche gli innocenti ed i bambini. La violenza richiama altra violenza, ed il sangue viene lavato con altro sangue. Sino a quando non prevarranno la ragione, la solidarietà, lo spirito di amicizia.
E allora, forse, tutti quanti guarderemo senza fastidio quel popolo di disperati che invade le nostre coste alla ricerca di pane e di pace.
E allora, forse, inizieremo a pensare che è il momento di impegnarci tutti perché non ci sia più gente costretta, dalla disperazione e dal terrore, a scappare dalla propria terra.
Gridare No alle Guerre è un modo per aiutare loro, ma in fondo aiuta anche noi.

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