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Mesumundu: finiti gli scavi della terza Scuola estiva.

Costruita la «carta d'identità» del sito

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SILIGO. Dopo un mese di lavori si è conclusa con successo la terza Scuola estiva di Archeologia medievale. Su Meilogu Notizie abbiamo già scritto due articoli. Perciò, tenendo conto di quanto contenuto in essi, e che molto altro non potrà mai essere scritto – come l'affiatamento e le emozioni provate dai ragazzi e dalle ragazze delle Università di Sassari, Barcellona, Valencia, Murcia, Pisa, Firenze e  Federico II di Napoli – proviamo a chiudere il trittico aggiungendo quegli elementi che ridanno una forma di leggibilità alla sequenza storica del sito di Mesumundu. E per fare ciò ci avvaliamo della passione del prof. Milanese, un fiume in piena mentre mostra orgoglioso i risultati al rettore Attilio Mastino e agli amministratori comunali di Siligo. 
Se Guglielmo Maetzke riteneva impossibile realizzare una cronologia del sito termale, gli scavi della Seam possono già dare qualche risposta che smentisce tale impossibilità anche grazie al ritrovamento di monete di epoca tiberiana (I secolo Dc). Il complesso termale si fondava sulla presenza delle acque della sorgente di “S'Abba Uddi” - presente fino ai lavori di rifacimento della 131 nel secolo scorso – che garantiva una tempertura costante anche d'inverno ed è stato frequentato fino al III/IV secolo. Ma se l'abbandono successivo ci suggerisce una cesura tra il periodo imperiale e quello bizantino, con la chiesetta di Mesumundu costruita solo sul finire del IV secolo, le absidi giudicali (sommatesi a quelle originarie fatte di blocchetti di trachite e basalto) mostrano invece una continuità con il periodo benedettino. Ciò è confermato anche dai primi dati stratigrafici e di scavo con un ritrovamento sepoltura dell'XI secolo (con materiali ceramici risalenti addirittura al IX). L'area intorno alla chiesa risulta quindi anomala a causa della lunga frequentazione. Un blocco di caduta antica sovrasta un'area dove sono stati ritrovati alcuni frammenti ossei: saranno perciò il suo spostamento (dopo autorizzazione della soprintendenza) e i relativi scavi futuri a dare maggiori informazioni.
Occorre tenere conto del fatto che il sito è stato sovente “visitato” in epoca contemporanea. L'Archivio diocesano di Sassari – come narratoci dal Prof. Milanese – custodisce una lettera del parroco di Siligo del 1824: un monito volto a porre fine all'uso di osteria e foresteria che ne facevano gli operai alle prese con la costruzione della “Carlo Felice”. Inoltre, molti del posto, consapevoli delle “visite” e degli scavi abusivi ripetuti nel tempo, continuano a dire «cosa scavate lì se non c'è più niente?». Che molto sia venuto a mancare è chiaro. Ma i risultati della terza scuola estiva mostrano che bastano pochi elementi per costruire la «carta d'identità» del sito. Al prossimo anno?

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