Giave. I sindaci dell’Unione dei Comuni del Meilogu si sono ritrovati stamattina presso la stazione di Giave per chiedere la riapertura della struttura. Nel corso dell’incontro avuto con la stampa, la sindaca Maria Antonietta Uras ha illustrato il secondo documento indirizzato alla Regione Sardegna, a RFI e a Trenitalia.
Dopo aver ripercorso le ultime vicende che hanno portato alla chiusura, la prima cittadina ha sottolineato come questa stazione, assieme a quella di Bonorva, «serva un bacino di circa 25mila abitanti».
«La stazione di Giave - ha proseguito Uras - era uno snodo tra i più importanti dell’isola e non può essere dimenticata e chiusa in pochi mesi dopo 138 anni di vita. Con il cambiamento degli orari della rete ferroviaria previsto per l’11 dicembre, noi chiediamo le fermate in direzione di Cagliari e Sassari».
Queste le richieste presenti nel documento
1) Poter partire con treno 8987 alle 7.10 circa, per andare verso Macomer e Oristano e arrivare a Cagliari alle 9.30 circa;
2) Poter rientrare con treno 8986 alle 14.50 circa , per andare anche verso Olbia e Sassari, con partenza da Cagliari alle 12.22;
3) Poter partire con treno 8983 alle 18.00 circa, per andare verso Oristano e arrivare a Cagliari alle 20.50 circa;
4) Poter rientrare con treno 8988 alle 20.50, per andare anche verso Olbia e Sassari partendo da Cagliari alle 18.30 circa.
Denunciati «lo spegnimento delle luci all’interno della stazione, il pessimo stato del piazzale e i gravi danni all’economia e agli studenti che la chiusura della medesima sta causando al territorio».
Chiesto inoltre di poter usufruire dei treni regionali e non di quelli veloci. «Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni – ha concluso la sindaca. La Regione ci dia risposte».
Duri gli interventi dei sindaci presenti. «La chiusura dell’ospedale di Thiesi, le stazioni, le scuole e i punti che servono il territorio - ha dichiarato Antonio Marras (Bonnanaro) -. È una strategia precisa per favorire lo spopolamento anche se, in teoria, tutti dichiarano di volerlo combattere».
Sabrina Sassu (Cossoine) ha sottolineato come «da una statistica dell’Università La Sapienza di Roma sulla qualità della vita, si evince come nelle zone interne dell’isola la stessa non esiste più in quanto mancano i servizi».
Mariano Soro (Pozzomaggiore) ha affermato come «la riapertura della stazione di Giave sarebbe l’ideale per tutti in quanto ci consentirebbe di arrivare ai porti di Olbia, Golfo Aranci o direttamente a Cagliari. Noi siamo consapevoli del fatto che quà c’è un meccanismo strano che ci porta a far scomparire le persone».
«Non si può recuperare il tempo chiudendo le stazioni - così Claudio Dettori (assessore del Commercio e turismo del comune di Bonorva) -. Lo scorso anno hanno risparmiato 7 minuti chiudendo la stazione di giave e non fermandosi a quella di Bonorva».
Salvatore Masia (Cheremule) ha rimarcato come «l’attenzione sui piccoli comuni si deve nuovamente focalizzare sui problemi come la stazione di Giave e sulla mobilità ». Il presidente dell’Unione dei Comuni non ha risparmiato critiche all’assessore regionale dei Trasporti Deiana: «Sembra abbia un’idea delle zone interne legata ai film del selvaggio western. Noi lo rassicuriamo che nel Meilogu non ci sono né indiani né pericolosi fuorilegge. I treni possono fermarsi senza essere assaltati. Se da una parte il Presidente della Regione promette grandi piani per il rilancio dell’interno, con un atteggiamento schizofrenico i suoi assessori chiudono ospedali, scuole, stazioni e aeroporti. Francamente in questo mondo non si rilancia questo territorio e non si arresta lo spopolamento. Nel Meilogu ci sono cittadini in carne e ossa che hanno diritto alla mobilità e che pagano le tasse. In caso contrario si faccia una legge, com’è stato detto in altre occasioni, per cui tutti devono andare a vivere a Cagliari e non avremo più questi problemi».
Antonio Carboni (Banari), nel rimarcare l’importanza di questa giornata, ha sostenuto che «bisognerebbe sensibilizzare chi di dovere per fare in modo che il tentativo di tenere vivi i piccoli centri non rimanga soltanto a parole ma si realizzi anche nei fatti».
Gianfranco Soletta (Thiesi) ha chiesto una maggiore attenzione delle istituzioni per le zone interne mentre Giulio Muzzo (consigliere comunale con delega ai Lavori pubblici del Comune di Giave) ha posto l’accento sul fatto che il problema non è del treno veloce ma è nel fatto «che queste ferrovie non sono mai state fatte come si sarebbero dovute fare dall’inizio. Chiudendo qua si preclude la possibilità di andare sia a Olbia che a Porto Torres. Oggi è solo un fatto di egoismo».
Muzzo ha inoltre sottolineato come, a breve, sarà aperto nelle vicinanze della stazione un centro culturale arti e mestieri. All’incontro hanno partecipato anche Annino Coratza e Maria Stefanelli, rispettivamente vicesindaco e assessore comunale di Giave con delega alla Cultura.
foto Caria