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Chiusura della stazione di Giave. La sindaca Maria Antonietta Uras scrive al ministro Delrio

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Giave. La vicenda della chiusura della stazione di Giave si arricchisce di un altro tassello. Nella giornata di ieri la sindaca Maria Antonietta Uras ha inviato una lettera, firmata anche dagli altri primi cittadini dell’Unione dei Comuni del Meilogu, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio.

Nella missiva viene sottolineato il malessere dei sindaci che si ritengono «ingiustamente e gravemente discriminati dalle decisioni della Regione Sardegna e delle aziende RFI e Trenitalia, che dal dicembre 2015 hanno escluso totalmente una delle due sole stazioni del nostro territorio (Giave) da tutti i servizi ferroviari».

Rimarcata la mancanza di riscontro a «tutte le iniziative volte a sensibilizzare la nostra Regione e le Ferrovie sul grave ed inutile danno arrecato alla mobilità delle nostre popolazioni. Come amministratori – prosegue la lettera – ci sentiamo semplicemente ignorati e privati anche della più elementare cortesia istituzionale di una risposta, magari anche negativa, ma argomentata nel merito del grave disagio che da oltre un anno continuiamo a rappresentare».

Nel documento si fa riferimento alla visita in Sardegna di Delrio, avvenuta il 26 novembre scorso e alle dichiarazioni del presidente Francesco Pigliaru, che aveva manifestato «lodevoli propositi di azioni concrete per consentire ai sardi di riavvicinarsi ad un servizio ferroviario dignitoso e desiderabile per la sua intrinseca sicurezza».

A loro modo di vedere, le quattro fermate chieste, oltre a non avere nessun costo, non causerebbero nessuna perdita di tempo o alcun tipo d’interferenza con il resto del traffico ferroviario. Specificata anche la possibilità di usufruire dei piccoli bus, di cui già da tempo si è dotata L’Unione dei Comuni, per garantire le coincidenze con i treni.

Denunciati «i numerosi casi di studenti che hanno dovuto rinunciare a seguire determinati studi per mancanza di collegamenti validi, mentre altre famiglie si svenano per accompagnare tutti i giorni i figli in auto, con i rischi e le spese che ne derivano» e quella che viene definita come «palese discriminazione ed ingiustizia sostanziale tra territori».

Tale appellativo è dato dal fatto che «i treni locali si fermano invece in altre località con frequentazioni storiche simili a Giave, con la differenza che sono molto più vicine ai centri maggiori, mentre realtà minori come Giave (e tutto il Meilogu con i suoi oltre 20.000 abitanti) vengono in proporzione molto più danneggiate da non avere accesso al treno».

In conclusione viene rimarcata l’importanza di queste fermate che «sono per noi quelle “azioni concrete” e “gratuite” che identifichiamo con le parole del nostro Presidente di Regione, e rispetto alle quali chiediamo solo un minimo di coerenza e sensibilità vere».

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