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Il settantaduesimo anniversario della liberazione a Padria in ricordo di Gavino De Lunas

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Padria. «Oggi, celebrando il settantaduesimo della liberazione, affermiamo cn convinzione tutti insieme che siamo dalla parte della libertà, della costituzione, dei diritti democratici che i partigiani hanno conquistato con la lotta, sacrificando spesso la loro vita per i loro ideali, forti e attuali anche oggi». Sono queste le parole pronunciate dal sindaco Antonio Sale, aprendo la celebrazione per il settantaduesimo anniversario della liberazione. Una giornata soleggiata ha fatto da contorno all’evento, a cui hanno partecipato anche alcuni assessori comunali il presidente dell’Unione dei Comuni del Villanova Quirico Meloni (sindaco di Villanova Monteleone) e le autorità civili e religiose. In questa occasione è stato ricordato anche il padriese Gavino Luna (De Lunas), grande esponente del canto sardo. Ricordata la carriera artistica di De Lunas, nato l’11 aprile del 1895. Già dai primi anni 10 del secolo scorso ha scritto i suoi primi componimenti (21 in totale per il canto a chitarra). Nel corso della sua carriera artistica è stato accompagnato dal chitarrista Nicolino Cabizza, dalle launeddas di Efisio Melis, dalla fisarmonica di Pietro Porcu. Indimenticabili i suoi duetti con la cantadora ozierese Maria Rosa Punzirudu. Impiegato delle poste e telegrafi di Cagliari, nel 1933 rifiutò di tesserarsi per il partito nazionale fascista e fu trasferito all’Aquila. Trasferito nel 1935 alle poste centrali di Roma, dovuto al particolare impegno nel corso del terremoto, aderì alla repubblica sociale italiana e si arruolò come ufficiale nel battaglione volontari di Sardegna Giovanni Maria Angioy, composto da soli sardi. Entrato in contatto con le formazioni clandestine del partito d’azione e collaborò con la Resistenza. Fu arrestato dalle SS il 26 febbraio del 1944, tradito da una spia. Morì fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo dello stesso anno. Sale ha anche rammentato la sua partecipazione alla cerimonia ufficiale per il settantesimo anniversario dell’eccidio delle Ardeatine e la visita al mausoleo in cui, nel punto della fucilazione, è scritta una frase che dice “Qui fummo trucidati, vittime di un sacrifico orrendo. Dal nostro sacrificio sorga una patria migliore e una duratura pace fra i popoli”. Un commosso primo cittadino ha sottolineato l’importanza di difendere i valori democratici e l’importanza di mantenere vivo il senso della comunità. Piero Cossu (presidente provinciale dell’A.N.P.I) ha ringraziato l’ammnistrazione comunale per aver coinvolto l’associazione in questa manifestazione. Anche Cossu ha voluto ricordare il cantadore padriese «vittima di un qualcosa di più grande di loro perché sono capitati, purtroppo, insieme a tutti gli italiani in una guerra diversa. L’ultima guerra mondiale è stata una guerra totale. Non ha risparmiato i soldati nei fronti ma non ha risparmiato neanche i civili. Non ha visto regole. Quello che è successo alle Fosse Ardeatine non è altro che una operazione terrosristica. Spesso l’assassinio dei civili non era neanche una rappresaglia, era il puro esercizio della violenza». Portato l’appello alla pace firmato dall’associazione nazionale partigiani italiani, dall’A.N.C.I  e da C.G.I.L., C.I.S.L E U.I.L. Alla cerimonia è intervenuto anche (Gianfranco Ganau (presidente del Consiglio regionale della Regione Sardegna) che, oltre al ricordo di Gavino De Lunas, ha dichiarato come «la mia generazione ha avuto la fortuna di crescere nella democrazia, di poter compiere gesti di tutti i giorni a cui non diamo peso, come acquistare e leggere un giornale o i libri che vogliamo, esprimere opinioni, manifestare dissenso. Partecipiamo – così Ganau –  ad attività sociali e culturali, possiamo aderire a partiti, sindacati, votare liberamente per scegliere i nostri amministratori, la classe dirigente. Ebbene, quello che oggi appare scontato, è possibile solo grazie alla lotta di resistenza, a quegli uomini e quelle donne che hanno lottato e perso la vita per consentire tutto questo, a quei valori che li hanno ispirati nella lotta di liberazione dal nazi-fascismo. Questa normalità è possibile grazie a quel 25 aprile del 1945. Sotto il regime fascista la libertà di pensiero, di associazione, di stampa, la possibilità di costituire partiti, di manifestare erano vietate e chi si oppose al regime fu vittima di una violenza inaudita. Allora non esisteva la libertà, si veniva discriminati e perseguitati per opinioni politiche diverse, per le proprie tendenze sessuali o provenienze razziali, per un diverso credo religioso». Un’accenno stato fatto al problema dello spopolamento: «E oggi abbiamo scelto di essere qui a Padria, in un comune delle zone interne, dove a causa dello spopolamento le condizioni di uguaglianza e di pari opportunità, di raggiungimento pieno di quei diritti, frutto della lotta di resistenza, appaiono più problematiche. Il fenomeno dello spopolamento, più marcato nelle zone interne, è il tema vero della nostra Regione. Soprattutto di fronte ad attendibili studi demografici che stimano una possibile riduzione da qui al 2055 di oltre 450.000 abitanti della popolazione residente in Sardegna. Una popolazione troppo vecchia per reggere lo Stato sociale. Per combattere questa piaga è necessario attivare interventi in grado di contrastarla, garantendo condizioni che consentano la piena fruizione dei diritti essenziali come l'istruzione, il lavoro e i servizi sanitari. E lo sottolineo in questa giornata – ha concluso il presidente –  perché il tema dei diritti ubiquitari è uno di quelli affermati, grazie alla lotta di Liberazione, nel testo fondante del nostro Stato democratico che è la Costituzione. È impegno democratico operare perché anche nella nostra isola sia possibile godere appieno di questi diritti. Si tratta di un fenomeno di ampia portata i cui risvolti appaiono di non facile soluzione. E sulla ricerca di tutte le soluzioni possibili per arginarlo devono essere concentrate le azioni e le politiche della Regione perché questa scommessa, vitale per la Sardegna, possa e debba essere vinta». Dopo un minuto di silenzio, Padre Valdomiro ha benedetto la corona di fiori.

 

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