Partecipa a MeiloguNotizie.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Anci Sardegna: «non bisogna mai confondere il diritto alla salute con gli sprechi che vengono perpetrati ai danni di tutta la comunità sarda»

Condividi su:

L’Anci Sardegna prende posizione sulla riforma della sanità sarda e lo fa con una lettera indirizzata a Francesco Pigliaru (presidente della Regione Sardegna), a Luigi Arru (assessore della Sanità) e, per conoscenza a tutti i sindaci.

Con questo gesto, l’organo guidato da Emiliano Deiana si schiera in maniera molto decisa affianco delle amministrazione e delle comunità che stanno lottando per garantire il sacrosanto diritto della salute ai cittadini.

«I sindaci, gli amministratori sono i primi a volere abbattuti gli sprechi, gli intollerabili privilegi, i doppioni, le assunzioni clientelari – si legge nella missiva – che nella sanità sarda sono state fatte nei decenni e che l'hanno ridotta praticamente sul lastrico».

Secondo L’Anci Sardegna «non bisogna mai confondere il diritto alla salute che deve essere garantito anche nelle aree marginali della nostra terra con gli sprechi che vengono perpetrati ai danni di tutta la comunità sarda».

Un riferimento viene fatto ai servizi sanitari presenti a Thiesi, La Maddalena, Isili, Bosa, Ghilarza, Tempio Pausania, Ozieri, Sorgono, Muravera che, a suo modo di vedere, non devono essere considerati uno spreco ma come un diritto.

Chiesto all’Ats «di aggredire gli sprechi, le sacche di privilegio, di bloccare le assunzioni clientelari, di eliminare i doppioni presenti all'interno degli stessi ospedali, di abbattere radicalmente la spesa sanitaria, di eliminare le liste di attesa che alimentano il ricorso a servizi resi da privati» in modo da tutelare il diritto alla salute dei sardi residenti nelle zone più svantaggiate.

Una dura presa di posizione che denuncia come «ancora ci è ignoto il lavoro che la Commissione di Inchiesta del Consiglio Regionale doveva portare avanti per attivare riforme realmente calate sulle realtà della nostra isola; si è preferito - come da tradizione gattopardesca - annunciare di cambiare tutto per non cambiare nulla se non attraverso gli abbattimenti dei servizi sanitari (già infiacchiti da anni di tagli) nelle aree più isolate della Sardegna».

Sottolineata la non disponibilità dei sindaci all’approvazione di atti aziendali «che   tagliano nelle aree deboli senza vedere, prima, l'abbattimento della spesa farmaceutica, la soppressione dei reparti "doppione" a pochi chilometri uno dall'altro, la retrocessione di primariati dati per affiliazione politica, le assunzioni interinali che durano da diversi lustri, il ricorso alle chilometriche liste d'attesa pubbliche per travasare i guadagni negli studi medici privati».

In conclusione, viene ribadita ai vertici regionali la disponibilità dei primi cittadini sardi a collaborare per una «vera riforma della sanità in Sardegna che metta al centro i cittadini e le comunità e non i posti di potere e gli intollerabili privilegi»

Condividi su:

Seguici su Facebook