Cagliari. Una protesta molto partecipata quella di stamattina a Cagliari. I rappresentanti della sanità sarda, insieme i primi cittadini sardi e ai sindacati, si sono ritrovati nel capoluogo isolano per protestare contro la riforma voluta dalla Regione Sardegna.
Hanno preso parte alla mobilitazione voluta dai sindacati di categoria anche i sindaci del Meilogu, che hanno voluto manifestare il loro disappunto e la loro rabbia per la situazione della sanità nel territorio.
In prima fila anche l’Anci Sardegna, con il suo presidente Emiliano Deiana, che si è ritrovata in piazza per ascoltare le ragioni dello sciopero del settore sanitario sardo. «Non lo fa per spirito di contrapposizione, – aveva dichiarato Deiana alla vigilia – ma per ascoltare dalla viva voce degli operatori del settore le argomentazioni della protesta e del malessere in un settore strategico per la vita delle persone. Il pesante debito accumulato nella spesa sanitaria chiama ogni soggetto del mondo politico e istituzionale ad una seria assunzione di responsabilità alla quale i Sindaci, da sempre particolarmente sensibili a questo tema, non si sottraggono volendo anzi essere protagonisti di una riforma che avrà significative ricadute nella vita di tutti i Sardi».
L’intento di Deiana e degli altri sindaci è quello di sollecitare una riorganizzazione della rete ospedaliera e di voler dare un contributo determinante alle decisioni del Consiglio regionale.
A tal proposito, è stata convocato per lunedì 10 luglio a Oristano, il primo di una serie di incontri a cui sono stati invitati i sindaci dei paesi sede di ospedale. «È il tentativo di condivisione di un percorso unitario – ha concluso il sindaco di Bortigiadas – per favorire una riforma vera, umana e civile della sanità in Sardegna».
A margine della protesta, Salvatore Masia ha voluto dare la sua opinione sulla situazione della sanità in Sardegna. «La protesta di chi lavora nella sanità è il più preoccupante dei campanelli d’allarme per tutti i Sardi. Questa riforma della sanità non convince nessuno e stando alle dichiarazioni dei sindacati è molto pericolosa».
Gli effetti già si vedono, la situazione peggiora di giorno in giorno, – ha continuato Masia – come sta succedendo a Thiesi, e nel resto degli ospedali i servizi sono al collasso». Sottolineato come «questa riforma non è condivisa da nessuno e non è condivisibile così come è scritta».
Un affondo durissimo quello del presidente dell’Unione dei Comuni del Meilogu: «Una riforma che non convince: negli anni ‘80 le ASL erano 24, poi le hanno ridotte a 8 adesso è diventata una Unica. Ogni volta ci hanno detto che si doveva risparmiare e non hanno risparmiato mai: vuol dire che questo ragionamento non torna o che ci prendono in giro. Una riforma che mortifica i piccoli paesi sempre con la logica del risparmio e mai pensando alle persone».
Non sono state risparmiate critiche al Presidente della Regione e all’Assessore della Sanità : «Si dice che il pesce puzza dalla testa invece per Pigliaru e Arru invece puzza dalla coda! Si taglia sempre ai più piccoli, sempre ai soliti, sempre ai territori per non toccare i privilegi dei grandi».
Per quanto riguarda il Meilogu, il sindaco di Cheremule ha posto l’accento sul fatto che «per lungo tempo abbiamo parlato del pericolo di una sanità di serie B ma ormai possiamo apertamente parlare di sanità di serie C sia per il presente ma ancora di più per il futuro». Un accenno a Thiesi: «ha già un piano di riconversione. Si applichi quello. Vogliamo un ospedale non una casa di riposo».