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“Mes’austu in Giave 2017”. Due giorni dedicati alla cultura e alle tradizioni promossi dall’Associazione culturale “Antonino Uras”

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Giave. Anche per quest’anno, l’Associazione culturale dedicata alla memoria del poeta “Antonino Uras” ha deciso di riproporre il “Mes’austu in Giave 2017”. Nata nel 2004. L’organizzazione ha lo scopo di promuovere le tradizioni popolari e le attività culturali e tecnico-scientifiche con l’intento di promuovere la cultura e l’arte su larga scala.

 

Il progetto vede la luce cinque anni fa, quando è stata presa la decisione di seminare in alcuni appezzamenti di terreno, l’antica varietà del grano “Cappelli”, un omaggio al senatore Raffaele Cappelli promotore, ai primi del novecento, della riforma agraria che ha portato alla distinzione tra grani duri e teneri. “Si stava meglio quando si stava peggio”, questo è il motto usato dai componenti, quasi un voler indicare un ritorno alla semplicità.

 

Anche per il 2017 sarà rinnovato il rito della distribuzione di un sacchetto contenente “Su pane Ischeddadu”, arricchito da una spiga di grano (produzione 2017), e una poesia dello stesso Uras che ha come tema la crisi dell’agricoltura (anno 1997).

 

La presidente Giovanna Maria Marongiu e i componenti dell’Associazione danno appuntamento per oggi alle 10.00, per la celebrazione della Messa da parte del parroco Don Gabriel Mpolo, nella Chiesa parrocchiale di Sant’Andrea. Durante la funzione, saranno proposti dei canti mariani e altri brani a cura del cantante Giuseppe Fiori.

 

Seguirà la processione del simulacro de “Nostra Segnora de Mes’austu”. Subito dopo sarà offerto il rinfresco a base di prodotti tipici locali si potrà assistere all’esibizione dello stesso Fiori e di Giampaolo Ruggiu (piazza Parrocchia).

 

Giovedì 17 alle 21.00, invece, nei locali del Centro sociale, andrà in scena la sinossi  di “Notre Dame de Paris” di Victor Hugo,  curata dalla dottoressa Mariangela Nuvoli.

 

La scelta dell’Associazione è stata quella di dare risalto agli artisti di origini giavesi. L’obiettivo futuro è quello di recuperare i semi di grano ancora più antichi (“Trigu Moro” e “Su Trigu Canu”  che, attraverso l’organizzazione di una scuola per i giovani, possa portare all’apprendimento della lavorazione de “Su pane apparadu” e “Su pane modde”.

 

 

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