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Banari: lo sviluppo del territorio attraverso le cooperative di comunità

Al dibattito presente Giuliano Poletti dell'Alleaza cooperative italiane

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BANARI. Con un seminario sulle “Cooperative di comunità” è iniziata oggi la V edizione di "Carrelas in festa", l’appuntamento pre natalizio che anima le vie del paese attraverso le esposizioni del proprio saper fare. È toccato a Tonino Oppes, giornalista Rai, introdurre l’argomento ai presenti snocciolando qualche dato sulle condizioni dei piccoli centri nella loro lotta contro lo spopolamento, rievocando quanto accaduto nel tardo medioevo lasciandoci oggi solo “chiese sparse e toponimi”. Lotta che è però di tutta l’isola contro l’“effetto ciambella” che andrà a tutto vantaggio delle zone costiere.
Saluti contestualizzati nel periodo di profonda crisi quelli del sindaco Giampiero Cordedda, ma anche sulla necessità di mettere in rete le ricchezze locali. A patto che “si parta dal basso”. “Senza la partecipazione della gente - ha concluso - questi ragionamenti non rimangono”.
Ivan Stomeo, presidente associazione Borghi autentici d'Italia (27 i comuni sardi) e sindaco di Melpignano (in provincia di Lecce) ha ribadito anch’esso il “fare rete”: una vera e propria filosofia che si permette di copiare quel che va bene in altre parti e che smette di inseguire il Pil con l’obiettivo di fare dei piccoli comuni dei “borghi della felicità”. “Le cooperative di comunità - ha precisato Stomeo - non sono però un prototipo uguale dappertutto. Noi abbiamo optato per il fotovoltaico diffuso sui tetti coinvolgendo 7 elettricisti, 5 neolaureati. La cooperativa è passata da 71 a 140 soci riuscendo a garantire 34 impianti ad altrettante famiglie reinvestendo i proventi e creando 8 case dell’acqua, erogata a 5 centesimi al litro e con un risultati ben visibili nella riduzione della frazione plastica dei rifiuti”. Un invito per niente velato a far entrare Banari nel’associazione da lui presieduta.
Ludovico Patelli, presidente della cooperativa sociale “L’innesto”, ha descritto la propria esperienza nella Valcavallina (nel bergamasco), un territorio anch’esso caratterizzato da fenomeni di spopolamento. Attraverso il recupero di attività ormai desuete e con la rifunzionalizzazione di vecchi arnesi di lavoro la cooperativa ha oggi 147 soci. Il segreto nelle “sinergie pubbliche e private”, nel “principio dell’emulazione” e nella consapevolezza che la cooperativa non è un’associazione di amici”.
A Salvatore Masia, sindaco di Cheremule e presidente della locale Unione dei comuni, il compito di provare a calare le prime poste sul territorio. Un “intervento politico” che non ha fatto a meno di mettere nero su bianco le difficoltà dei singoli di investire nelle rinnovabili, i “vincoli strettissimi del piano paesaggistico” e la percezione del “matrimonio forzato” presente tra molti sindaci che non credono nelle capacità di queste unioni in un momento in cui lo stato arretra. “Occorre puntare sulla formazione - il succo del suo intervento - perché una cooperativa non la si inventa”.
“Maggiore impegno, maggiore convinzione e la necessità di ripensare le politiche regionali” sono emerse dall’intervento del Rettore dell’Ateneo sassarese Attilio Mastino.
‘Doppio intervento’ anche per Gian Mario Senes, sindaco di Bonorva e presidente del Gal Logudoro Goceano. “Dobbiamo superare il fatalismo e la scarsa propensione all’imprenditorialità a livello locale, ma occorrono cambiamenti anche a livello regionale e nazionale. troppa burocrazia”.
“La giornata di oggi segna una partenza”. Questo il commento di Benedetto Secchi (presidente Legacoop Nord Sardegna). “Nella crisi la cooperazione regge, ma occorre avere la capacità di leggere ciò che è presente nel territorio, lavorare sul fronte della coesione sociale e uscire dalla logica del lamento programmando già da ora altri appuntamenti con i soggetti potenzialmente coinvolti”. Soggetti che, vista l’ora (la manifestazione vera e propria inizia nel pomeriggio), erano intenti a terminare le operazioni di allestimento dei propri stand espositivi.
Per Francesco Sanna (presidente regionale Federsolidarietà Concooperative) le cooperative sono “comunità che diventano imprese. Hanno un valore sociale che si unisce a quello economico. Ma stanno passando dal farsi carico delle persone al farsi carico dei beni comuni”. Non è mancato il riferimento a una cooperativa di Lula nata attraverso il prestito dei singoli cittadini, peraltro già restituito.
“Spendere meglio il fondo unico” è una delle proposte messe sul tavolo da Claudio Atzori (presidente Legacoop Sardegna), senza dimenticare che “noi cooperative di comunità ne abbiamo già tante” e che “agrifurismo e albergo diffuso, nati qua, vengono copiati meglio altrove”.
L’assessore comunale Tonino Porcheddu ha incentrato il suo discorso sugli obiettivi dell’amministrazione a fronte della scomparsa dei vecchi frantoi, dell’assenza di imprenditori agricoli dediti alla coltivazione dei carciofi, del venir meno della trasformazione del latte e dell’abbandono della cipolla endemica. Tracce di cooperativa di comunità nel “cantiere ‘giovani e cultura’ organizzato in collaborazione con la Fondazione Logudoro Meilogu” e nella prossima creazione di un comitato di gestione per la nuova biblioteca.
A Giuliano Poletti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, il compito di concludere. “Se pensate alle difficoltà affrontate dalle cooperative di Corleone nella gestione dei terreni sottratti alla mafia mettete da parte le vostre che sono senz’altro di meno”. Schietto come sempre (Poletti è conosciuto a livello nazionale anche per i suoi passaggi televisivi a talk show come Ballarò) ha individuato quella che è la sequenza logica da seguire nella quale sono presenti non solo lo Stato e il mercato ma anche la società. “È sbagliato pensare che tutto quello che è collettivo è statale e tutto quello che è privato è mercato”. In un disegno nel quale la società si dovrebbe realizzare dall’incontro delle comunità, Poletti ha individuato alcuni capisaldi dello sviluppo territoriale: valori, esperienze, responsabilità, fiducia reciproca e leadership riconosciute.

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