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Siligo, conclusa la Scuola estiva di Archeologia Medievale

Nuove scoperte nel sito di Mesumundu

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Nuove e importanti scoperte dalla campagna di scavo conclusa in questi giorni a Mesumundu (Siligo), in un sito ubicato a pochi metri dalla 131 e dal tracciato dell’antica strada romana per Cagliari, nonché dal più recente Camino Real di epoca spagnola e dalla ottocentesca Carlo Felice.
In questo sito si svolgono scavi archeologici dall’Ottocento, si conoscono almeno sei interventi oltre a numerosissimi scavi clandestini o comunque non autorizzati. Un sito ridotto ad una gruviera, ma paradossalmente quasi sconosciuto per i risultati di 150 anni di scavi.
Il sito è ubicato ai piedi del Monte Sant’Antonio (Monte Pelao), non distante da Monte Santo, che spicca nel paesaggio del Meilogu e ne rappresenta l’elemento paesaggistico più riconoscibile.
Un’area vulcanica, ricca di acque termali, che vennero sfruttate (nel sito di Mesumundu) dall’impianto di un complesso termale in epoca imperiale romana (II secolo d.C). Le vicinissime sorgenti di S’Abba Uddi (l’acqua bollente) furono captate con un piccolo acquedotto e sfruttate per le terme; ad esse doveva essere associato un tempio delle sorgenti termali, la cui ubicazione è del tutto da identificare.
La nuova fase di ricerche è stata realizzata nella forma di una Scuola Estiva di Archeologia Medievale, organizzata dal Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari e dal Comune di Siligo, in regime di concessione ministeriale di scavo.     Hanno partecipato alla campagna di scavo circa 50  fra studenti e laureati in archeologia di numerose Università italiane e straniere (Sassari, Pisa, Milano, Napoli Federico II, Barcellona, Madrid, Santiago e Lione).
I corsisti sono  stati impegnati nei lavori di scavo archeologico, di documentazione, in esercitazioni di rilievo, classificazione e studio dei reperti di epoca medievale e postmedievale.
Oltre al progetto didattico, la Scuola Estiva di Archeologia Medievale ha coinvolto i partecipanti, sotto la guida del Direttore della Scuola, Prof. Marco Milanese, Ordinario di Archeologia Medievale presso l’Università di Sassari e degli archeologi Dott. Maria Cherchi, Alessandra Deiana, Gianluigi Marras, Matteo Pipia, Martina Zipoli, Anna Rita Becciu, Antonella Bonetto, in un intenso progetto di ricerca archeologica, dedicato alla lettura storico-archeologica dell’importante sito di Mesumundu.
La campagna di scavo è stata mirata ad un migliore tracciamento cronologico, funzionale e spaziale delle fasi monumentali di Mesumundu, note almeno dal tempo del canonico Giovanni Spano (1857) e di quelle fasi “invisibili”, in quanto leggibili solo nelle pieghe del terreno.   Una storia lunga 1300 anni, dal periodo cesariano-augusteo fino alla conquista catalana della Sardegna.
Le piccole terme di Mesumundu erano inserite – in età imperiale romana-  non tanto in un vero e proprio abitato, ma in un luogo di sosta attrezzato lungo la strada romana, che possiamo immaginare non molto diverso  dai moderni “motel”, dove i viaggiatori potevano sostare, riposarsi e – nel caso di Mesumundu- concedersi un momento di relax nelle terme.
Lo stabilimento termale fu restaurato probabilmente dopo 150 anni circa dalla sua realizzazione (siamo alla fine del III-inizi IV secolo d.C.), fino al suo abbandono che sembrerebbe – alla luce dei dati della campagna- essere sopraggiunto nel V secolo d.C. 
Pur lavorando sulle briciole lasciate dai precedenti scavi – afferma il Prof. Milanese, direttore dello scavo- abbiamo documentato che nel V secolo d.C. almeno un ambiente delle terme di Mesumundu era già utilizzato con funzioni diverse da quelle termali.
In età bizantina, alla fine del VI secolo d. C., le terme furono rase al suolo e i materiali da costruzione vennero riutilizzati per la costruzione di una piccola chiesa, voluta da un gruppo aristocratico bizantino insediato in questo territorio.
Le sepolture di questi aristocratici, scavate attorno alla chiesa bizantina negli anni Trenta e negli anni Sessanta del Novecento, restituirono gioielli in oro, attualmente conservati al Museo Sanna.
Uno dei risultati più importanti della campagna appena conclusa – grazie al ritrovamento di un minuscolo fazzoletto di terreno sopravvissuto agli sterri del passato- è la possibilità di leggere al dettaglio i tempi che portarono dall’abbandono delle terme romane alla costruzione della chiesa bizantina.
La campagna di scavo ha inoltre delimitato altre aree non intaccate in passato e individuato un’area cimiteriale di una certa ampiezza, che dall’altomedioevo arriva all’età giudicale.
Uno dei temi di fondo della campagna di scavo a Mesumundu è anche quello di far luce sull’insediamento monastico cassinese che nel 1065 – a seguito di una donazione giudicale al monastero di monte Cassino- avrebbe interessato l’area in questione (Santa Maria di Bubalis) e il vicino Monte Santo.     Abbiamo necessità di almeno un’altra campagna di scavo per poterci esprimere su questo interrogativo storico di rilievo per la storia della Sardegna giudicale, per il momento sono stati raccolti alcuni indizi, ma contiamo di poter offrire il prossimo anno (saranno i 950 anni dalla carta di donazione) indicazioni più certe.
Mesumundu è un sito strategico, un central place  per la storia del Meilogu, ma è anche un luogo dove leggere modi e tempi del passaggio dal mondo romano a quello medievale e costruire un caso di studio che possa essere utilizzato per capire questa transizione in Sardegna e nel bacino del Mediterraneo.

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