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A Banari venne annunciato il crollo del prezzo del Pecorino, per Coldiretti è crollato solo quello del latte

Sul tavolo una diffida contro gli industriali

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Ieri una delegazione di pastori sotto le insegne della Coldiretti ha invaso la Nuoro-Ottana per protestare contro l'abbassamento del prezzo del latte. Per l'associazione, in riferimento al prezzo del Pecorino romano, i conti non tornano.

Sul prezzo del latte girano tante voci funeree senza alcun fondamento scientifico. È dal luglio scorso, quando il prezzo del Pecorino Romano vantava il prezzo più alto della storia (9,38 euro al kg), che è cominciata la pantomima sulla crisi del settore ovicaprino. Già da allora gli industriali caseari, durante un convegno che si è tenuto a Banari, annunciarono il crollo del Pecorino Romano e il pagamento del latte a 90 centesimi. Lo fecero a sensazione, o meglio a convenienza, in quanto di dati che supportassero la loro tesi non si vide neppure l’ombra.

Coldiretti non nega che ci sia stato un calo del prezzo del formaggio, ma dato che si era toccato il picco, tale diminuzione è stata definita «ordinaria»: «Non possiamo parlare di crisi con il Pecorino pagato a 7,85 euro al kg».

Facendo un raffronto con il 2012 si nota che il prezzo del Pecorino, quest'anno, è cresciuto del 51%, da 5,18 a 7,85 euro al chilo. Il prezzo del latte, nello stesso periodo. È invece cresciuto del 14%, dai 70 agli attuali 80 centesimi al litro. Se il prezzo del latte avesse seguito lo stesso trend del Pecorino, oggi sarebbe a 1,05 euro.

Si nota quindi una sperequazione. Per Coldiretti, quindi, «i caseifici sardi privatizzano sempre i profitti e socializzano i debiti», ma «questa volta lo fanno anche in maniera preventiva». «Le voci di sovra produzione attuali – come dichiarato dal Commissario straordinario dell’Ente foreste Giuseppe Pulina - porterebbero a scaricare sugli allevatori l'inefficienza del sistema di trasformazione a regolare le produzioni».

Da qui la proposta dell'istituzione di un soggetto terzo promosso dall'assessorato dell'Agricoltura

Una Authority che riceve dai caseifici e mette a disposizione i dati dei conferimenti del latte, delle produzioni di formaggio, delle vendite e delle eventuali giacenze. Una adesione libera, in cui solo chi mette a disposizione della collettività i dati potrà anche usufruire degli aiuti pubblici. In questo modo si eviterebbero le speculazioni e i balletti di cifre. Con la trasparenza si eviterebbe la confusione che stiamo vivendo in questi mesi, dove si gioca con il terrorismo e le notizie artefatte che condizionano la stabilità del mercato. Si eviterebbero i giochetti sul prezzo del latte che penalizzano sempre e comunque il pastore. Insomma si creerebbero le condizioni per un accordo di filiera e per istituire quell’Organismo interprofessionale (lo chiediamo da due anni) che consentirebbe di regolamentare il mercato. Senza regole, come la Coldiretti ha sostenuto da tempo, non potrà mai esserci equilibrio nella filiera e una giusta remunerazione per il pastore.

Altra nota dolente riguarda gli allevatori di capre: «Hanno raccontato di un futuro roseo per il latte di capra e i suoi derivati promuovendo la crescita delle produzioni. Oggi molti allevatori non riescono a trovare un caseificio dove conferirlo».

Qualora non si pagasse il latte al prezzo pattuito «a inizio campagna o della prima fattura per quei pastori che non avessero contratto» e non si versassero «i conguagli rispetto al prezzo ribassato in corso di campagna», Coldiretti muoverà una diffida ai sensi dell’articolo 62, comma 10 del Decreto legge n.1 del 2012.

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