BONORVA. Avrebbero dovuto partecipare anche i parlamentari sardi e i componenti della Giunta regionale, ma alla fine, a causa della discussione sulla legge di stabilità (a Roma) e di una riunione congiunta con il Consiglio delle autonomie locali (a Cagliari), quello che si è tenuto stamane a Bonorva è stato “solo” un triplice consiglio comunale insieme ai rappresentanti istituzionali di Giave e Cossoine. Oggetto della discussione i progetti relativi a due impianti di energia solare termodinamici che, stando alla «campagna di stampa» del Sole 24 ore, potrebbero riprendere il sopravvento. Poche parole, quelle del “mere de domo” Gian Mario Senes.
Giusto una piccola introduzione per poi passare la palla a Giuseppe Deiana (sindaco di Giave), intervenuto sullo stato dell'arte: 800 ettari complessivi per due progetti simili e una possibile ipoteca sulla vocazione agricola e zootecnica di quelle terre. Con il timore che, come da possibile valutazione di impatto ambientale ministeriale, il tavolo si sposti da Cagliari a Roma in quanto «è più facile avere autorizzazioni ministeriali». Occorre quindi «investire tutte le forze politiche presenti» per scongiurare quanto si teme. A fronte di compagnie maggiormente propense a «schierare team di avvocati capaci di dribblare le norme piuttosto che tecnici disponibili all'ascolto» Deiana ha invitato i proprietari dei terreni a «non pensare all'immediato guadagno» e la Regione a «rivedere la valenza di quest'area».
Alfredo Unali, primo cittadino di Cossoine, ha invece portato a conoscenza dei presenti alcune novità, sulla base di un incontro da lui avuto con l'Assessore regionale all'Ambiente Biancareddu e con il suo staff. Un incontro già da tempo richiesto sulla base di un mandato del tavolo tecnico composto da amministrazione e comitato “No al termodinamico”. Nel resoconto di Unali l'Assessore si è mostrato «concorde sull'opportunità di allocare tali impianti in aree industriali possibilmente dismesse». Smentita anche l'attenzione ministeriale ai progetti da realizzare nel Meilogu. Solo l'impianto di Flumin Mannu (Villasor – Decimoputzu) è stato traslato dalla Energogreen da Cagliari a Roma, pur non raggiungendo da solo i 300 Mw termici, ma «tenendo conto dell'assenza di regolamentazione in Sardegna e di altre caratteristiche quali la superficie captale e la capacità di accumulo dell'impianto». Ma, come riferito, si è ancora «in una fase di accoglimento e non si è ancora riunita ancora nessuna commissione». Rassicurazioni anche sul versante Puc, da modificare qualora i progetti dovessero partire: nelle intenzioni dell'Assessore l'impegno a predisporre da subito un Piano energetico regionale contemplante una regolamentazione finalizzata all'allocazione degli impianti nelle aree industriali. Il tutto condito dai ripetuti inviti di Unali a «non abbassare la guardia».
Intervenuti anche gli assessori Giuseppe Ghisu (Bonorva) e Antonella Sotgiu (Cossoine) e i rappresentanti delle rispettive minoranze consiliari Antonello Zanza (Bonorva), Maria Antonietta Uras (Giave) e Salvatore Virgilio (Cossoine). Spunti diversi ma nessuna fiducia cieca a quanto è «facilmente pronunciabile in campagna elettorale» e fronte unico contro la speculazione «finalizzata anche a toglierci dalla concorrenzialità in agricoltura» (Zanza). Anche Fabio Chessa, direttore della Cia di Sassari, ha parlato di un «chiaro disegno di affossare l'agricoltura e le economie rurali». Mauro Gargiulo, responsabile regionale Wwf per la “Green Economy”, ha invece ricordato che «non è possibile la localizzazione degli impianti in alcune aree mediante pianificazione, ma solo indicare dove esse non possono essere realizzati». Il suo intervento contro le volontà di aggirare le normative è stato condito da forti inviti al recupero della sovranità dei sardi sul proprio territorio, al punto di essere annoverato tra i «vecchi indipendentisti» nel successivo intervento di Bobore Sechi, militante bonorvese di A Manca, che non ha esitato a parlare di «possibile militarizzazione del nostro territorio» contro le aspirazioni e le esigenze dei sardi. Presenti anche Paola Mameli, attiva nel comitato contro il termodinamico a Flumini Mannu e Carlo Usai, consulente del Comune di Cossoine. Per Usai, che ha snocciolato diversi dati sulla natura della sovrapproduzione energetica sarda, bisogna puntare su strutture di piccole dimensioni anche per ridurre la produzione a oggi portata avanti mediante olio combustibile.
Nelle sue conclusioni Gian Mario Senes non ha esitato a parlare di offese ai sardi, pronti a rinunciare a 5 mila posti di lavoro («cifre che non esistono neppure nei progetti») in un contesto di crisi, di spopolamento e, in più, di calamità naturali. Per Senes occorre «investire tutti i gruppi politici presenti in Parlamento», ma anche «chiedere congiuntamente (non solo i comuni del Meilogu, Ndr) un incontro a Cappellacci».