L'articolo 68 del Codice dell'amministrazione digitale parla chiaro: le pubbliche amministrazioni, prima di procedere all'acquisto di programmi informatici, devono effettuare una valutazione comparativa delle diverse soluzioni disponibili sulla base di diversi criteri relativi ai costi, all'utilizzo e ai livelli di sicurezza. Solo laddove «risulti motivatamente l'impossibilità di accedere a software liberi adeguati alle esigenze da soddisfare, è consentita l'acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d'uso».

Sui livelli di sicurezza le notizie dei giorni scorsi, relative ai virus “ransomware” che hanno colpito numerose utenze (Comuni compresi) attraverso l'invio di particolari messaggi di posta elettronica, ci mostrano che il virus CBT-Locker ha colpito essenzialmente i computer con sistema operativo Windows.

Per quanto riguarda i costi il software libero implicherebbe un risparmio notevole in termini di acquisizione, assistenza e manutenzione (si pensi alle licenze, agli antivirus, agli aggiornamenti). Le risorse così liberate, oltre a dare ad andare incontro alle amministrazioni locali alle prese con i ripetuti tagli, potrebbero servire a finanziare iniziative di supporto tecnico, orientate a favorire la migrazione dai sistemi proprietari a quelli open source.

Nella tabella i costi sostenuti nel 2014 dai Comuni del nostro territorio*

*fonte dati: http://soldipubblici.gov.it