Ricorre quest'anno (2015) il venticinquesimo anniversario della morte di padre Luigi Chessa, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (P.I.M.E.).
Era nato a Bessude il 23 aprile del 1899.
Era l'ultimo di quattro figli. Due suoi fratelli caddero durante la prima guerra mondiale.
Rimasto orfano, il piccolo Luigi poté frequentare il seminario grazie all'aiuto di qualche parente e di un contributo dell'amministrazione comunale erogato a suo favore perché povero ed orfano e meritevole.
Venne ordinato sacerdote nella chiesa parrocchiale di Bessude il 29 maggio 1926 da S. E. Mons. Cleto Cassani, Arcivescovo Turritano. Missionario del P.I.M.E. venne destinato al vicariato apostolico di Kaifeng in Cina. Arrivato in Cina volle subito diventare "cinese con i cinesi"; dopo una settimana dal suo arrivo, si tolse la talare e indossò l'abito cinese che diventò la sua divisa per 25 anni. Venticinque anni di lavoro intenso in situazioni economiche e politiche spesso impossibili.
Durante il suo apostolato nella Missione di Kaifeng divenne prima capo distretto, poi direttore della scuola per catechisti e, per due anni, rettore del seminario, e stretto collaboratore del vescovo Pollio. Durante la seconda guerra mondiale le truppe giapponesi avevano invaso con eserciti molto agguerriti vari paesi asiatici e del Pacifico, tra cui la Cina. L'esercito nazionalista cinese, per fermare l'avanzata delle armate giapponesi, aveva fatto saltare le dighe del poderoso Fiume Giallo, che attraversa la provincia, sommergendo innumerevoli villaggi e provocando centinaia di migliaia di morti. E quei missionari italiani avevano scelto di rimanere accanto ai loro fedeli nelle vaste zone allagate, in quella terra di nessuno, pur consapevoli che in quel particolare momento storico gli italiani, a causa della guerra e dell’alleanza del Giappone con Hitler e Mussolini, erano divenuti nemici agli occhi dei partigiani cinesi. Il 19 novembre 1941 la diocesi missionaria di Kaifeng fu colpita da una tragedia impensata: la residenza dei padri fu invasa da un gruppo di guerriglieri senza pietà che compirono un vero e proprio massacro uccidendo diversi missionari, fra cui lo stesso capo della missione Mons. Antonio Barosi. I fedeli di Dingcun rimasti senza pastore composero pietosamente le bare, conservandole provvisoriamente nella loro chiesetta, in attesa di poterle trasferire nella capitale, Kaifeng, per una dignitosa tumulazione. Ma le persistenti vicende belliche lo impedirono per 10 anni. Gli avvenimenti politici della Cina precipitarono con l'avvento al potere di Mao Tze Tung. Nel 1951, mentre il nuovo governo comunista stava già espellendo i pochi missionari rimasti sul posto, quelle bare furono profanate e gettate in un dirupo. Fu allora padre Luigi Chessa,. già in procinto di essere espulso, ad intervenire e a protestare con le autorità comuniste, ottenendo che a quei poveri resti si potesse dare sepoltura presso un'altra cappella, nel suo distretto. Questo contributo di padre Chessa viene ricordato ogni qualvolta si celebra l’anniversario dell’eccidio.
Padre Chessa fu costretto a lasciare il paese, il 28 settembre 1951. Ritornato nel suo paese natale, venne accolto da tutti con gioia e sollievo.
Intanto nel 1951 i missionari del P.I.M.E prendevano possesso in Sassari del Santuario di Nostra Signora del Latte Dolce e dell'attigua abitazione, come punto d'appoggio per l'attività missionaria in diocesi e nella Sardegna.
I lavori di restauro dell'antico santuario furono eseguiti tra la fine del 1951 e il 1954. Nel 1955 la chiesa restaurata venne consacrata da mons. Gaetano Pollio, arcivescovo di Kaifeng.
Nel 1960 l'arcivescovo di Sassari Arcangelo Mazzotti erigeva la nuova parrocchia "del Latte Dolce", che affidava "pleno iure" al Pontificio Istituto Missioni Estere, per separazione dalla parrocchia urbana del Sacro Cuore di Gesù. Contestualmente nominava il rev. Padre Luigi Chessa parroco della nuova parrocchia.
Nel 1974 padre Chessa pubblicò il libro intitolato "Sulle sponde del fiume giallo", dedicato alla sua esperienza di missione in Cina.
Nella presentazione del libro l'arcivescovo Pollio che lo ebbe in quel paese dell'Estremo Oriente come uno dei suoi più validi collaboratori e dei più prudenti consiglieri, così lo definisce quando lo conobbe: "Sardo di nascita, volitivo e dinamico, aveva un modo di fare e di esprimersi che colpiva".
Nel 1976 padre Chessa celebrava solennemente il cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. In quell'occasione nel suo paese natale – Bessude - propose e avviò il restauro della chiesa campestre di Santa Maria di Runaghes donando allo scopo le offerte che aveva ricevuto per la ricorrenza.
Morì il primo giorno di settembre 1990 in Sassari e fu sepolto nel cimitero di Bessude, dove abitualmente era presente ogni anno per la celebrazione eucaristica nella ricorrenza dei defunti.
I parenti di padre Chessa, l'intera popolazione di Bessude e chiunque lo aveva conosciuto come primo parroco della Madonna del Latte Dolce in Sassari, conservano di lui un ottimo ricordo come sacerdote e come persona.
La Pro Loco Bessude, in collaborazione con la parrocchia San Martino, ricorda padre Luigi Chessa il 3 ottobre 2015, nel 25° anniversario della morte.