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Riforma Erriu, Masia (Unione comuni Meilogu): «Chiediamo incontro in Commissione autonomia»

«Ci sono problemi di rappresentatività, tra noi scettici e contrari circa l'area metropolitana»

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La riforma degli Enti locali in discussione in Regione fa discutere e non convince i sindaci dell'Unione dei Comuni del Meilogu. Secondo il presidente dell'associazione che unisce i primi cittadini del territorio, Salvatore Masia, «c'è un problema di rappresentatività». Da qui la volontà di «chiedere un incontro alla Commissione autonomia perché ascolti anche noi»: «Nessuno – ha dichiarato Masia sostenendo di parlare anche a nome dei colleghi di altre unioni - si sente rappresentato dai sindaci che sono stati auditi dalla I Commissione. In nessun modo sono stati investiti del ruolo di portavoce degli altri cinquantanove comuni dell'ex provincia di Sassari». Scontato l'invito agli altri territori dell'ex Provincia di Sassari («principalmente Montacuto e Villanova») affinché facciano sentire la propria voce.
«In seconda istanza – ha aggiunto il sindaco di Cheremule –, pur avendo la consapevolezza che un riequilibrio della riforma sia auspicabile, siamo fortemente scettici (e in qualche caso assolutamente contrari) ad un ingresso in un'area metropolitana. Abbiamo problematiche, necessità e interessi troppo diversi e la convivenza in altre forme di aggregazione ha dimostrato che abbiamo più da perdere che da guadagnare». Masia ha quindi posto una serie di domande («Chi gestirà i fondi della città metropolitana? Che fine farà lo status di comuni montani e svantaggiati e la possibilità di accedere a finanziamenti per aree rurali e piccoli comuni?») per poi ribadire la contrarietà alla Provincia del nord («con tutti dentro come proposto da qualcuno») e al ritorno con Olbia.
Concludendo Masia ha sottolineato «il grave errore di ridurre il dibattito alla querelle della città metropolitana: la riforma Erriu ha elementi riguardanti le unioni di comuni le vecchie province e tutta una serie di norme sul funzionamento degli enti locali che andrebbero sviscerate e discusse. Questa riforma porta in sé un profondo cambiamento, anche culturale, e niente deve passare in secondo piano o tralasciato per la fretta. Basti pensare alla ridicola norma che permetterà ai vecchi consiglieri vecchi consiglieri provinciali di tornare in carica nelle nuove province».

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