SILIGO. Un consiglio regionale prevalentemente maschile ha bocciato per la seconda volta la possibilità di un riequilibrio di genere dell’assemblea elettiva. Giuseppina Ledda, sindaco di Siligo alla sua seconda legislatura, non ci sta. E non può essere altrimenti per chi fa proprio il pensiero di Bachisio Bandinu: «Chie ischit guvernare sa familia, mantenner sa domo, pesare sos fizzos e tenner relatziones chin sa comunitate, at una esperièntzia manna pro guvernare sa domo comuna de sa Sardigna».
Giuseppina, abbiamo un consiglio regionale presieduto da una donna e per le prossime elezioni abbiamo almeno due donne che corrono per la più alta carica istituzionale dell’isola. Come giudichi quanto accaduto ieri? Possibile che, alla luce dell’attuale composizione prevalentemente maschile, sia un tentativo di preservare l’apparato?
Quello che è accaduto non è assolutamente una sorpresa, ci avrei giurato che sarebbe andata cosi. È sicuramente un modo per preservare l’apparato, non ci sarebbe altra motivazioni altrimenti. Gli uomini hanno paura delle donne e per loro è più semplice mantenere l’assetto esistente. Le donne hanno una marcia in più: hanno priorità diverse, capacità di risolvere le cose senza tutti quei contorti discorsi, riunioni infinite per poi non cavarne niente. Insomma, hanno maggiore capacita di sintesi. Un uomo, che sia Sindaco o Presidente, è esonerato da altri compiti naturali normali della vita di tutti i giorni, ma una donna no. Lei è madre, moglie, e si occuperà di queste cose anche se fosse il Presidente della Repubblica (che sarebbe pure ora che ci fosse). Per cui ha una capacità di risolvere le cose senza perdere tempo.
Già, “sa fèmina ischit guvernare sa famìlia”, come direbbe Bandinu. Ma non dipenderà forse dal carico di lavoro sulle spalle delle donne il fatto che la militanza femminile nei partiti sia comunque ancora bassa? Cosa occorre fare secondo te per avere delle organizzazioni politiche a misura di donna?
Io parto dal presupposto che le quote rosa mi hanno sempre fatto inorridire e non credo che occorra spiegarne il motivo. Però per esperienza personale (si veda la formazione di due liste per le comunali) so quanto è difficile coinvolgere le donne nella vita politica, che sia l’Amministrazione del proprio paese o la propria città. Figuriamoci la Regione. Il mio pensiero è quello che chiunque abbia voglia di rendere il servizio alla politica deve averne la possibilità in quanto “persona” che sia maschio o femmina, ma purtroppo è il sistema che non funziona. L’organizzazione della vita politica ha degli orari maschili è tutto a misura dell’uomo, una donna raramente convoca una riunione all’ora di cena. Per questo ho dovuto dare atto che le “quote Rosa”, ahimè, hanno aiutato in questo senso.
Pensi che un governo regionale guidato da una donna potrà contribuire a cambiare queste dinamiche? O pensi che la battaglia vada condotta maggiormente sul piano culturale?
Si, ritengo che sarebbe un buon inizio per cambiare le cose. Non voglio assolutamente dire che una donna al comando risolve tutto, perché se l’apparato rimane lo stesso non si può risolvere niente. Dobbiamo cambiare le priorità della politica, vivere a contatto con le persone, fare discussione e vivere la quotidianità per poter capire cosa è importante. E la donna ha questo tipo di approccio. Ecco perché è importante che siamo presenti a tutti i livelli politici, per cambiare la visione e la prospettiva per poter trovare soluzioni e smetterla di parlare, parlare e ancora parlare senza arrivare a niente. Però è anche una questione culturale e da questo punto di vista noi dobbiamo iniziare a cambiare le cose educando i nostri figli. Già da piccoli quando si pensa alle cose importanti o a una carica istituzionale, la prima persona che viene in mente è “un uomo”, purtroppo anche da parte di alcune donne. E allora è questo che deve cambiare.