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"Picchiati e processati".

Continua l'odissea dei pastori ai quali fu impedito di manifestare a Roma. (Disegno di Lorenzo Vacca)

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Rinviata l’udienza fissata per lunedì a Civitavecchia che vede nel banco degli imputati i tre pastori del Movimento pastori sardi. Gli avvocati di Priamo Cottu, Felice Floris e Andrea Cinus hanno ottenuto il rinvio perché hanno chiesto la sostituzione del giudice non togato che avrebbe dovuto presiedere questa terza udienza. Come noto il processo si celebra per i fatti avvenuti il 28 dicembre del 2010, quando un centinaio di pastori diretti a Roma vennero fermati perché, secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, volevano bloccare il raccordo anulare. I tre furono identificati e accusati di manifestazione non autorizzata e concorso. Priamo Cottu anche di aggressione, violenza e lesioni. “Anche se – ci dice il pastore di Ollolai – per l’ultimo capo di accusa, nonostante le richieste del mio avvocato, ancora non sono riusciti a produrre i certificati che dimostrano i 27 giorni di cura della presunta vittima”. Secondo la ricostruzione fatta dall’accusa, Priamo Cottu si sarebbe scagliato contro due carabinieri e due poliziotti e procurato delle lesioni ad un militare. Quella mattina al porto l’ha ricostruita per noi proprio Priamo Cottu. “Quando scendemmo dalla nave noi pastori, e solo noi, fummo condotti dalle forze dell’ordine, accorse in forze al porto, in un angolo chiuso, preparato da loro che erano lì dalle 3 del mattino, nonostante fossimo dei passeggeri qualunque senza nessun segno distintivo (non avevano ne bandiere ne striscioni ndr). Non capivamo il motivo, vedevamo solo arrivare tantissimi carabinieri e poliziotti. Credo fossero circa 300. Noi eravamo in 100. Dopo ci dissero che ci stavano fermando perché volevamo bloccare il raccordo anulare. Falso – dice Priamo – perché il nostro programma prevedeva una conferenza stampa davanti al ministero dell’Agricoltura e la diffusione di qualche volantino, nel quale volevamo rivendicare i nostri diritti e denunciare la crisi delle campagne sarde”. Intanto nel porto inizia una trattativa tra i leader del movimento e le forze dell’ordine. Ad un certo punto sembrano cedere e consentire ai pastori di andare a Roma. “Ci fecero salire nei pullman, ma non potemmo partire perché con la scusa di identificare gli autisti presero loro le patenti, che volevano restituire solo alle 18. Insomma ci volevano tenere rinchiusi come animali nel porto per tutto il giorno per poi ricaricarci e rispedirci in Sardegna. Scendemmo dai pullman e cercammo di forzare il cordone creato dalle forze dell’ordine. La reazione fu rabbiosa. Ci manganellarono come dei teppisti qualunque, uomini e donne. Io venni colpito più volte e nel tentativo di difendermi ed evitare di cadere per terra mi aggrappai a due carabinieri. Mi ritrovai con le manette ai polsi. Poi fui identificato con Felice e Andrea e fummo lasciati andare”. Ma per i tre non finì lì. Sono stati denunciati e ora si devono difendere in tribunale. Sulla questione oggi è intervenuto anche il consigliere regionale Efisio Arbau. “Il 28 dicembre del 2010, lo Stato ha sospeso i diritti costituzionali – è il duro commento del consigliere barbaricino, che rivolgendosi al presidente della Giunta regionale Cappellacci chiede – che la Regione sostenga i tre pastori come si fa con i figli che subiscono un’ingiustizia”. Lunedì sarà fissata la data della prossima udienza.

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