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"Contro la disoccupazione comitati di lotta in ogni comune sardo"

La proposta dell'insegnante ozierese Gianfranco Camboni

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Riceviamo e pubblichiamo


Negli anni’50 la classe lavoratrice sarda e meridionale era sotto attacco allo stesso modo di oggi. C’è una differenza tra il modo con cui reagirono i disoccupati di allora e quelli di oggi. I disoccupati di allora si organizzarono intorno alla parola d’ordine “pane e lavoro”. I municipi di allora, che di risorse finanziarie, non ne avevano così come oggi, venivano occupati. Occupazioni reali e non simboliche , come oggi per richiamare l’attenzione dei mass media. Le occupazioni venivano fatte per dare colpi allo stato borghese ed al partito di governo di allora, la Democrazia Cristiana. I disoccupati di allora non avevano a disposizione telefonini, computer e fax, ma, al contrario di oggi, avevano volontà di lotta e coraggio. Erano consapevoli che senza la lotta non ottenevano nulla. Lottavano tutti uniti per rivendicare un piano generale contro la disoccupazione, non si frantumavano in lotte particolari. Allora esisteva la polizia antisommossa la famigerata Celere del ministro degli interni, il democristiano Scelba. La Celere,fu dotata di mitragliatrici pesanti e addirittura di mortai. Nelle famiglie dei disoccupati si pativa la fame ed il freddo. Allora come oggi c’era il ricatto, si facevano promesse. I disoccupati però lottarono.
Dobbiamo imparare da loro. Formiamo i comitati di lotta contro la disoccupazione in ogni paese sardo, occupiamo i comuni, costringiamo lo stato con la nostra lotta a creare un piano per l’occupazione sotto il controllo dei comitati dei disoccupati. I soldi ci sono invece di darli agli industriali ed ai banchieri. I soldi pubblici devono essere messi a disposizione per un piano generale per il lavoro.
Organizziamoci e lottiamo.

Gianfranco Camboni

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