Comunque lo si pronunci, nelle diverse varianti della lingua sarda, settembre deriva da “caput anni”, ovvero “inizio dell'anno”. E qualunque bambino avrà risposto almeno una volta “gennaio!” alla domanda "che mese è cabidanni?". Ma allora oggi è un capodanno? Ci da una mano l'antropologo cagliaritano Francesco Alziator con alcuni estratti dal sul “Il Folclore sardo”, pubblicato nel 1957.
«Per i sardi l'anno non comincia a gennaio; esso inizia invece a settembre e solo i mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio, e cioè cinque su dodici hanno nomi uguali a quelli usati dalla maggior parte della cristianità; gli altri sette hanno nomi particolari, usati solo nell'Isola e neppure in tutta l'Isola, ma solo in certe zone e talvolta assai limitate. […] Considerato nel suo insieme, il calendario sardo appare come l'espressione di un popolo essenzialmente dedito all'agricoltura».
Si pensi al mese di luglio chiamato Triulas (da trebbiare). E settembre?
Alziator, citando Giuliano Bonfante e il suo saggio “Tracce del calendario ebraico in Sardegna” (1949) ci parla delle influenze ebraiche. Possibile quindi che Cabudanni sia la traduzione letterale di Roshasannah, il capodanno del mese Tishri, coincidente, appunto, con un periodo che copre trenta giorni tra settembre e ottobre. D'altronde anche il nostro venerdì (chenàbura) deriva dalla “cena pura” del venerdì ebraico, vigilia dello Shabbath. Al tempo stesso non si deve dimenticare che «l'anno ecclesiastico per le chiese di rito bizantino inizia proprio il primo settembre». Ora proviamo a immaginarci il capodanno settembrino nella chiesetta di Mesumundu.
Tuttavia a darci la spiegazione più “agricola” (e più semplice) è Massimo Pittau nel suo “Nuovo vocabolario della lingua sarda”: «perché l’anno agricolo iniziava l’8 settembre».
La redazione fa quindi gli auguri di buon anno a quanti oggi lavorano le nostre campagne tra mille difficoltà.
E buon anno anche a Giovanni Deriu per le sue puntuali dritte, anche per questo articolo.