Prosegue il dibattito sulla Zona Franca a Giave a seguito del blitz della sindaca Maria Antonietta Uras in un rifornitore di benzina nel territorio del Comune da lei amministrato.
Un’azione che non poteva passare in silenzio e che ha diviso il popolo dei social network (ormai elevati a rango di unica sede di confronto tra le diverse tendenze dell’opinione pubblica). Non sono mancati commenti di chi ha reagito con ilarità agli avvenimenti. Ma non sono mancate neppure le difese da parte di chi ha riconosciuto in lei un certo coraggio richiesto a chi amministra i territori.
Il dibattito si è esteso a livello regionale. Nell’area di centrosinistra, il segretario Pd Giuseppe Luigi Cucca ha dichiarato che «la zona franca in Sardegna non esiste, non vi sono né i presupposti giuridici né le condizioni economiche per realizzarla. È una chimera propagandata da persone che agiscono in mala fede solo per ottenere visibilità e consenso, guarda caso, in piena campagna elettorale, illudendo i cittadini e infondendo speranze irrealizzabili». Secondo Cucca, la Sardegna «potrà dotarsi di almeno due Zone economiche speciali».
A stretto giro di posta è arrivata la replica di Ugo Cappellacci, Forza Italia, secondo il quale «la verità non è quella di Cucca né quella del sindaco di Giave. Il tema della zona franca è sacrosanto, vitale e non può essere trattato con superficialità . Il rischio è quello di offrire degli ‘assist’ ai nemici giurati della zona franca, come il Partito Democratico. I presupposti giuridici e le condizioni economiche ci sono tutti ma, come già chiarito anche dall’Unione Europea, occorre il pronunciamento dello Stato nazionale, finora negato dal Governo».
Sul tema si è espresso anche Anthony Muroni del movimento Sardos (area politica che vede tra i protagonisti anche alcuni sindaci del Meilogu). Il portavoce del Progetto Autodeterminatzione non ha esitato a inserire nella lista dei nemici della Zona Franca «gli avventurieri»: «La zona franca di Giave – ha aggiunto – non è un atto coraggioso ma un errore, una forzatura, un'azione avventata. Un qualcosa che danneggia una battaglia per lo sviluppo che è di tutti noi».
E se l’Anci ha manifestato l’«intendimento di acquisire tutti i necessari pareri affinché i sindaci sardi possano avere gli strumenti conoscitivi e giuridico-amministrativi per formarsi un'opinione o di consolidarla», l’Unione dei Comuni del Meilogu guidata da Salvatore Masia ha assunto un profilo critico rispetto all’azione dell’amministrazione giavese.
Dopo aver chiarito che «tutti i sindaci Sardi vogliono la Zona franca perché questa porterebbe indubbi vantaggi alla nostra isola», Masia ha ribadito che «l'Unione dei comuni non ha mai discusso di zona franca e mai il sindaco di Giave ci ha informati di queste azioni che ha condotto in perfetta solitudine e che Noi mai avremo portato avanti con tanta leggerezza».
Tertium non datur, per il primo cittadino di Cheremule, riconfermato nel 2015 alla guida dell’Ente sovracomunale e possibile figura di spicco tra le candidature delle prossime regionali: «Le delibere del Comune di Giave sono valide? Oppure sono atti illegittimi? Se sono legittime allora prepariamoci ad adottarle. Se sono illegittimi si intervenga per ristabilire l'ordine delle cose, valutare possibili reati e punire fantomatici avvocati che vanno in giro ad indurre in errore i sindaci».
Chi invece ha negato «l’intenzione di volersi candidare» è invece la stessa Uras. «Per cui – ha aggiunto – invito tutti a un comportamento responsabile». «Scettici, onorevoli e colleghi sindaci» sono stati, inoltre, invitati «a leggere e studiare accuratamente le deliberazioni». Il riferimento è agli atti n.112 e 119 del dicembre 2017. «Questi – ha proseguito Uras – risultano ufficiali, non in contrasto e basati su fondamenti di diritto di rango costituzionale e della Comunità economica europea».
Dito puntato sull’attuale classe politica regionale: «È stata inerme – ha chiosato Uras – nel rendere operativo il diritto a tutti i sardi residenti nel poter usufruire delle franchigie fiscali».
Il Comune di Giave, nel preambolo alla delibera consiliare n.40 del 17 novembre scorso, aveva citato l'atto del marzo 2013 votato all'unanimità dei presenti dall'assemblea dell'Unione dei Comuni. Oltre a «prendere atto» del DLg s n. 75 1998 in merito all'istituzione della zona franca nel porto di Porto Torres, l'assemblea aveva deliberato «di chiedere l’istituzione della zona franca nel territorio del Meilogu comprendente i Comuni di Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cossoine, Giave, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi e Torralba, in quanto territorio collegato via terra con la Zona Franca del Porto di Porto Torres».